TRAMA
Sono nato
in un piccolo paese della provincia aquilana, fra case arroccate nell'alta
collina ai piedi del Gran Sasso. Picenze di Barisciano il suo nome: origini
normanne e anni di sviluppo come feudo aragonese e spagnolo. E' stato distrutto
dal terremoto del 1703 e poi ricostruito. Il territorio del paese è formato da
tre località collegate tra loro da un'unica strada, sono venuto al mondo in una
casa della frazione Villa di Mezzo, il 16 maggio 1959. Tre borghi, un paese e
una provincia di nuovo in balia del terremoto, quello tragico del 6 aprile
2009. Sin dai primi anni, la mia vita si è ribellata a un errore del codice
genetico che ha trovato espressione nella difficoltà di alcuni movimenti. E'
una continua ricerca di equilibri imposta dai mutamenti della forza muscolare
che con gli anni si affievolisce. L'agonismo fisico ben presto è divenuto
ricerca mentale e spirituale che ha trovato ristoro nella lettura di romanzi e
poesie. Mi resta quella leggerezza, ora consapevole, di un bambino che si
divertiva con i coetanei nelle gare con la bicicletta o nelle partite di
calcio.
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RECENSIONE
Il cuore di un uomo nato in
una piccola anima di paese della provincia aquilana. Una terra segnata dal
rumore dei danni del terremoto da sempre, ma lui, oltre a vivere le tragiche
calamità naturali a cui il suo paesino è destinato, è segnato a vita da un
errore che il fato ha voluto infliggere sul suo codice genetico. Un errore che
è costato caro alla sua vita, e che lui vive sulla sua pelle fin dai primi anni
della sua esistenza e che dovrà sopportare fino al giorno in cui esalerà il suo
ultimo respiro. L’autore deve convivere con una difficoltà di movimenti agli
arti accettando che il trascorrere degli anni pesi sulla sua forza muscolare
rendendola sempre più fragile. Già, un po’ come il vetro, la metafora che usa
nel titolo di questo suo libro. Un diario intenso che ci mostra la fragilità,
ma anche la costante forza di un materiale come il vetro che può rompersi e
scheggiarsi, ma grazie al suo carisma può rinascere dalle sue stesse ceneri.
Damiani può essere paragonato insieme alla sua terra costantemente scossa dal
terremoto, a un esile giunco che si piega al volere del vento, ma non si spezza
e non si spezzerà mai.
Ed ecco che scelgo una delle
poesie, magari fra quelle più brevi, ma densa del senso che racchiude la sua
poetica e la sua esperienza di vita.
Dove volano i gabbiani
sfiorano le onde
nel mare quieto
di pece.
Ali di petrolio
occhi incatenati,
i gabbiani interrogano
la morte.
Mentre noi
con ali di cera
verso il sole
invano voliamo.
FRANCESCA
GHIRIBELLI
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