TRAMA
Un
viaggio nello spazio e nel tempo della pandemia. Un vecchio racconta i giorni
del disagio tra speranze e paure, solitudini e ricordi, sorretti dalla fiducia
nella scienza ma soprattutto dalla fede, piccola favilla che nell’angoscia e
nella gioia accompagna il viandante nel cammino dell’umana esistenza. L’età
avanza, il passo sembra lento, ma il cuore del sociale, nonostante la
solitudine, batte forte ancora e riscopre e ravviva i valori del dono. La forma
letteraria del diario dice testimonianza, produce coinvolgimento, crea empatia,
immedesimazione: descrive sentimenti ed emozioni che, in questo lasso di tempo,
hanno messo a nudo l’umano di ciascuno di noi. La lettura di questo diario ci
permette, inoltre, di cogliere vari spunti di riflessione che meritano di
essere approfonditi.
Tutti i libri sono disponibili in
formato cartaceo ed ebook su tutti gli store on line e tutte le librerie
fisiche con servizio on demand.
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RECENSIONE
Ormai leggiamo molti libri
sul Covid, un periodo che purtroppo abbiamo vissuto e stiamo vivendo sulla
nostra pelle e che resterà cicatrice indelebile nei secoli anche per le nuove
generazioni. Ma questo è un libro che si discosta dalle solite letture che riprendono
il Coronavirus, perché un diario di viaggio romanzato. Una forma narrativa e
scritturale che amo molto come genere di letteratura e che purtroppo si trova
meno spesso di altri generi. L’autore ci fa filosofeggiare sul significato del
tempo e racchiude poi l’arco temporale della narrazione in un anno, il peggiore
che abbiamo vissuto a causa del Covid-19.
Un diario di bordo
filosofico, narrante, che si divide fra staticità riflessiva e dinamismo di
introspezione umana. Lo scrittore mette per la prima volta in modo esauriente a
nudo l’anima di ognuno di noi. Ciò che veramente abbiamo provato e proviamo tra
emozioni e sentimenti in un periodo difficile e tragico come quello della
pandemia. Ho apprezzato molto da credente il collegamento con l’anno di riflessione
dedicato da Papa Francesco alla famiglia. E come la famiglia e la speranza
siano i temi portanti anche di questo libro e della nostra vita in momenti così
delicati.
Carvelli ci esorta a farci
capire come il lockdown sia riuscito a renderci ancora più diffidenti e
sospetti verso il prossimo aggiungendo il forzato distanziamento sociale che ha
appunto contrastato sentimenti di solidarietà e di sostegno. Ci spinge a
pensare alla vera mancanza che abbiamo sentito degli amici e delle persone care
che a causa della distanza magari non abbiamo potuto abbracciare, visto che
neanche quelli più vicini potevano farlo. Ma Carvelli parla anche della morte
del presente e del passato, interrogandoci addirittura sul suo significato
futuro. E inoltre anche di come ci sentiamo braccati senza sosta da un nemico
invisibile, in questo caso il Covid; in fondo nessuno in generale è mai fuori
pericolo dal male improvviso della vita e dalla morte che incombe dietro
l’angolo. E infine ci invita a prendere anche il lato positivo che a volte il
brutto ci porta: come il riscoprire il lento trascorrere del tempo tra le mura
domestiche a causa della forzata chiusura in casa, a rivalutare il piacere
della lettura e delle tante cose che magari la frenesia della vita ci porta a non
valorizzare. A molte persone il maledetto Coronavirus è servito a riflettere
sul fatto che non ci siamo mai accorti di tutto quello che avevamo prima, perché
solo quando lo perdiamo ci si accorge del suo vero valore.
Ed ecco che la storia
dell’ultraottantenne Arturo e di sua moglie Rosy diventa anche un po’ la nostra
storia, la storia di ognuno di noi.
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