domenica 21 giugno 2020

Recensione Rogoredo La ragazza del bosco di Michele Agosteo





Dettagli prodotto

·  Formato: Formato Kindle
·  Dimensioni file: 300 KB
·  Lunghezza stampa: 176
·  Venduto da: Amazon Media EU 
·  Lingua: Italiano
·  ASIN: B087PQC6YV


Autore
Michele Agosteo
Titolo
Rogoredo, la ragazza del bosco
Data di pubblicazione
26/04/20


Genere
Romanzo
Sottogenere
Romanzo a sfondo sociale
Pubblicato da
Auto-pubblicato
Ambientazione
Milano. Il Bosco della droga di Rogoredo.
Formati
1.





ISBN: 979-12-200-6401-9


9,99€

2.








4,99
Lunghezza
Romanzo breve. 176 pagine. Tempo di lettura 3 ore
Personaggi
Martina

La ragazza del Bosco






Micky

L'autore e l'io narrante che cerca di aiutarla


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Profili






Citazione 

Pensavo che mai mi sarei fatta comandare da una sostanza.

SINOSSI 

In questo breve romanzo, l’autore accompagna il lettore nel mondo della tossicodipendenza riuscendo a descrivere non solo i luoghi, le figure e le problematiche, ma anche le fragilità più nascoste di chi, vivendo nella tossicodipendenza, teme il giudizio, si vergogna del suo stato e cerca di mostrarsi anche per quello che non riesce ad essere. In particolare, la protagonista della vicenda, non è solo la giovane che frequenta il bosco della droga mischiandosi a loschi figuri, ma anche la ventenne che desidera avere un aspetto curato e delicato che ogni giovane donna vorrebbe avere.
Una storia ambientata nei pressi del Bosco della droga di Rogoredo a Milano. Una delle più grandi aree di spaccio d'Italia.

L'autore, dopo aver sentito notizie riguardanti il bosco della droga di Rogoredo a Milano, decide di andare a vedere con i suoi occhi di cosa si tratti. Conosce Martina una giovane ragazza tossicodipendente e cerca di starle vicino due anni per cercare di comprendere e descrivere il suo stile di vita, arrivando a fare l'elemosina con lei. Vengono intervistate diverse persone tra tossicodipendenti, ex tossici, barboni, operatori del SerT e poliziotti.

Personaggi

Personaggi principali (spoiler)

       Micky. 44 anni. Il protagonista è l'autore del romanzo che si racconta. Esplora il bosco di Rogoredo, conosce Martina e cerca di aiutarla come può, confortandola, standole vicino, offrendole un corso per allontanarla dalle droghe.
       Martina. 22 anni tossicodipendente. A 13 anni ha un tumore che la costringe molto tempo in ospedale. Ha un carattere ribelle, indipendente. Inizia a drogarsi seguendo il suo fidanzato. Ha un rapporto conflittuale con i parenti e la società a causa della sua condizione. Col passare del tempo e con il migliorare della sua condizione riesce a ricongiungersi con i parenti.

Personaggi secondari e comparse. (spoiler)

       Giusy. Amica del protagonista. Incoraggia l'autore a uscire con Martina e aiutarla.

       Cristina. Ragazza senza famiglia. Dorme in macchina. Si prostituisce per droga. Finirà arrestata per aver cagionato la morte di una donna anziana durante un furto.
       Sandra. Amica della protagonista. Il suo ragazzo verrà arrestato per spaccio. Lei ed il fidanzato andranno in comunità per disintossicarsi.
       Jessica. Convive con un eroinomane che rende la sua vita impossibile. Le ruba gli attrezzi di lavoro per pagarsi la droga.




Tecnica narrativa

Scritto in prima persona. Sono presenti molti dialoghi e poche descrizioni.

Il libro è suddiviso in innumerevoli brevi capitoli che raccontano una serie di eventi come fosse un diario.

Rivelazioni nel libro (spoiler)

       Nel libro vengono rivelati i limiti dei SerT i Servizi per le Tossicodipendenze, nel seguire e curare i tossicodipendenti. Difatti ci sono persone che si fanno dare il metadone, però non smettono di usare altre droghe, o peggio ancora c'è chi rivende il metadone.
       Viene descritta una sparatoria tra fazioni di spacciatori avvenuta nel bosco.

       Viene descritto il pestaggio di un giornalista da parte degli spacciatori.

       Viene descritto il pestaggio di un tossico da parte della polizia.

       Viene raccontata una curiosità su cosa avvenne a Fabrizio Corona quando visitò il bosco.

       Viene descritto nei dettagli lo stile di vita di una persona tossicodipendente e il suo continuo bisogno di soldi.
       Viene detto che la protagonista inizia a drogarsi influenzata dal film Christiane F, noi ragazzi dello zoo di Berlino



RECENSIONE 

Un romanzo in cui lo scrittore accompagna a braccetto il lettore capitolo dopo capitolo. Sì, lo accompagna in un mondo delicato come quello della tossicodipendenza. Un tema sociale, che l’autore trasforma in un racconto di vita, vissuto in prima persona dalla voce di un’amica. Un’amica che ha vissuto sulla pelle dei propri giorni la disperazione per la terribile dipendenza da una sostanza, la quale non avrebbe mai pensato potesse comandare la sua vita a bacchetta. 

Un libro che graffia il cuore del lettore, ma insegna a chi legge a narrare la verità del proprio dolore. Soltanto con la propria testimonianza, solamente portando da esempio la nostra storia possiamo essere d’aiuto a noi stessi e agli altri. Riuscire ad esorcizzare e a trasformare la nostra profonda ferita in cicatrice è terapeutico e a volte riesce a farlo proprio un libro. 

Il protagonista è Michele, lo stesso autore, che incontra Martina (nome di fantasia rispetto alla reale protagonista della storia) alla stazione Rogoredo di Milano. Conosce questa ragazza dalla vita tormentata, età intorno ai vent’anni, che si reca spesso nel noto “bosco della droga” (bosco di Rogoredo): luogo dove da sempre si svolge di nascosto lo spaccio della droga. 

Ed ecco che stavolta questo romanzo (a differenza di altri sul tema) racconta la storia con gli occhi di Michele, colui che è scrittore e che non è dipendente da tale sostanza e analizza da lontano ma da vicino Martina, colei che invece ne fa uso. Un uso che la porterà a vivere sotto il giogo di questa terribile “polverina”. 

Lo scrittore ha un occhio critico, ma non troppo, verso Martina, perché con animo introspettivo narra le tante particolari sfaccettature di una dipendenza, che trasforma letteralmente la persona che ne fa uso. Un qualcuno che cerca di essere totalmente differente da ciò che è, nel suo stato di dipendenza, ma che invece deve inginocchiarsi a quella sostanza con tutti i suoi difetti: ritrovandosi a raccontare menzogne, a fare di tutto pur di avere soldi per comprare la droga. 

L’autore attraverso il racconto di Martina si sofferma anche sulle varie tipologie di individui che usano spesso stupefacenti, a differenza di altri. Sono i ricchi e i giovani. In fondo, i primi lo fanno solo per ozio, mentre i secondi si rovinano la vita, soltanto per apparire migliori agli occhi degli altri (ed essa resta solo una stupida convinzione).

E se ci si annoia, ci si droga? Vi pare giusto? E per sembrare importanti agli occhi degli altri coetanei, i giovani devono farsi di stupefacenti? Anche solo per la “gola” di avere piccole-grandi cifre tra le mani per potersi permettere quell’amaro nettare, che a loro pare dolce miele?  

Agosteo si prende un bell’impegno a scrivere, raccontare, vivere con udito, occhi, anima e cuore un’esistenza vissuta da chi ha voce per testimoniare, ma non ha penna per denunciare la simile prigionia di quella polvere bianca, che avvelena il respiro. Un’esperienza, quella della droga, da cui è difficile e, a volte se non quasi impossibile, uscire completamente. E per questo ancora tanto di cappello all’autore, che giustifica e non giustifica un così delicato tema sociale, dice il bello e il brutto di un argomento che in molti casi rappresenta ancora un tabù.

E la sete per quella polvere bianca diventa avida tanto da sostituire a volte anche il desiderio di cibo. E l’ardua voglia di spendere denaro non per fare la spesa, ma per comprare la droga stessa.
Si deve far perno su sé stessi per uscirne e poi non ne sei ancora uscito completamente, perché devi fare un percorso terapeutico e di comunità, per non parlare di dover avere una persona a fianco, pronta a seguirti e ad aiutarti moralmente e fisicamente.

L’autore cura lo stile, i personaggi, soprattutto quello di Martina, che è studiato nei minimi dettagli: a partire dai suoi tratti somatici, fino ad arrivare ad ogni peculiarità caratteriale, durante la dipendenza, nonché i rapporti con le persone care. 

Location centrale è il bosco di Rogoredo, dove di nascosto si svolge da sempre lo spaccio della droga, ma è anche un luogo che anni fa venne sanato, perché una retata con relativi spacciatori vennero scoperti. Ma, lo spaccio ha ripreso e ha continuato fino ad oggi. Da qui l’incontro di Michele con Martina. Michele è quella persona che farà da sostegno alla ragazza sacrificando in parte sé stesso, ma per amicizia si fa questo ed altro! 

Un modo con cui Michele usa la sua bell’opera letteraria come romanzo contemporaneo, la vita dei nostri giorni, una quotidianità triste, in cui esiste appunto la piaga della droga. Ma l’aiuto altrui a volte può fare miracoli portando luce e speranza. 

Una lettura disperata, toccante e intensa, che però fa riflettere e avvicina il lettore più inconsapevole al mondo della droga, raccontando questa crudele dipendenza con palpabile emozionalità e vivida profondità.    

FRANCESCA GHIRIBELLI


L’AUTORE



Michele Agosteo, è italiano, nato a Milano 46 anni fa.

Illustratore e grafico nel campo dei videogiochi. Scrive questo romanzo da esordiente. Un giorno fa conoscenza con una ragazza tossicodipendente. La loro conseguente amicizia, permettono a Michele di raccontare lo stile di vita di chi vive in quella triste realtà così forte e inglobante. Il tutto, visto con occhi di chi non è tossicodipendente.



 
ALTRE RECENSIONI 

Recensione di Daniela Delfini

In questo breve romanzo, l’autore accompagna il lettore nel mondo della tossicodipendenza riuscendo a descrivere non solo i luoghi, le figure e le problematiche, ma anche le fragilità più nascoste di chi, vivendo nella tossicodipendenza, teme il giudizio, si vergogna del suo stato e cerca di mostrarsi anche per quello che non riesce ad essere. In particolare, la protagonista della vicenda, non è solo la giovane che frequenta il bosco della droga mischiandosi a loschi figuri, ma anche la ventenne che desidera avere un aspetto curato e delicato che ogni giovane donna vorrebbe avere. L’altruismo e la generosità dell’autore le danno molto, il che non si limita a del denaro occasionale per i suoi fini più diversi, droghe comprese, ma si tratta di generosità d’animo che implica presenza, rassicurazione, cercare nuove soluzioni con la speranza di superare quella realtà così forte e inglobante.

Anche se la protagonista ancora non vince i suoi ostacoli, lei e l’autore ne escono comunque vincitori perché l’amicizia e la dedizione li portano lontano. Ci sono tanti piccoli progressi, forse non abbastanza, ma comunque grandi per lo sforzo di un singolo giovane uomo che regala alla protagonista tanti sorrisi fatti di piccole cose che la maggioranza di noi, potrebbe ritenere consuetudini e quindi trasparenti. Ma quanta felicità può dare un gelato, una maglietta nuova e pulita o un panino quando se ne ha bisogno?

Forse ce ne siamo dimenticati nel marasma di una vita consumistica e frenetica. Al di là del tema della tossicodipendenza, credo che l’autore riesca a comunicare una ricchezza di valori sui quali poco ci si sofferma o quasi per niente, proprio come davanti alla figura di un tossicodipendente che più che una persona, viene visto dalla società come un personaggio, scomodo e comunque lontano dalle nostre vite.


Recensione di Carlo Zanutto

Le vere protagoniste di questo romanzo sono le Bugie; non Martina o il suo amico narratore. Bugie, quelle che, si sa, fanno parte preponderante della vita da tossico: bugie ai genitori, bugie agli amici, bugie per i soldi, bugie per la dose, bugie a sé stesso/stessa.

L’altro protagonista è il Bosco dove l’orrore, perché di orrore parliamo, è presente giorno e notte, con il mondo che si gira dall’altra parte perché “lasciano gli spacciatori in pace in modo che non vadano altrove”.

In questa storia colpisce l’ingenuità del narratore rispetto al problema droga, Martina, di contro, è l’esempio lampante del tossico.

Un linguaggio asciutto proprio come la realtà che racconta, privo di qualsiasi “poesia”, anche se il sentimento per Martina potrebbe portare la storia su quel binario, perché non c’è poesia ma una città, una realtà, un bosco che attendono e poi fagocitano le loro deboli vittime, consci che non vi sarà mai una punizione perché, lo dice il poliziotto “facciamo quello che possiamo”.

Si racconta di un microcosmo tra un Mc Donalds e Porta Romana fino al Bosco di Rogoredo, un microcosmo fatto di storie che girano tutte intorno ad un unico argomento: la droga, l’eroina, la coca. Sono tutti coinvolti, dall’uomo sul tram al taxista all’uomo per strada che raccontano, tutti, le loro esperienze tossiche.

Uno spasmodico bisogno di soldi.

Nel proseguo della storia tutti i cliché del mondo della tossicodipendenza legati alla costante ricerca di denaro: l’elemosina, i furti in casa dei genitori, la prostituzione.

Il Ser-t come baluardo, forse ultimo, come salvagente in un mare in tempesta…

Chiunque abbia avuto esperienze personali, si troverà coinvolto nella storia di Martina; vi ci si ritroverà perché questa è la storia di ogni città, di ogni stazione, perché in ogni città c’è un Bosco di Rogoredo e in ogni bosco c’è una Martina da salvare.





“Tratta un tema così difficile, come quello della droga, in modo diretto e semplice. Senza fare sconti.”




    


 
“Un romanzo forte, intenso e di grande impatto emotivo. ma che si legge molto facilmente.”







“Consiglio a tutti soprattutto ottimo per adolescenti”



“È un bellissimo libro, sconvolgente e vero”






“Sono rimasta colpita dalla storia, di questa profonda amicizia e della voglia di aiutare chi non è in grado di uscire da sola dalla droga.”


★★★★★

“Descrivere il mondo della tossicodipendenza con semplicità, ricchezza di particolari e soprattutto con estrema delicatezza.”

★★★★
“Di sicuro questo romanzo ha il merito di suscitare emozioni, anche intense. Rimanere indifferenti nella lettura è impossibile.”

★★★☆☆

“Rogoredo, la ragazza del bosco è molto più che un romanzo sulla droga" ..."Crudo e diretto quel tanto che basta per farsi domande.”

“I messaggi che questo romanzo lancia ai giovani sono di grande valore, dal primo all’ultimo. Il modo in cui l’autore lo fa è delicato, quindi potente, di grande impatto.”

“È stata finalmente data la voce a chi, per un motivo o per un altro, non ha mai potuto parlare.”

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