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· Formato:
Formato Kindle
· Dimensioni
file: 300 KB
· Lunghezza
stampa: 176
· Venduto
da: Amazon Media EU
· Lingua:
Italiano
· ASIN:
B087PQC6YV
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Autore
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Michele Agosteo
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Titolo
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Rogoredo, la ragazza del bosco
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Data
di pubblicazione
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26/04/20
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Genere
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Romanzo
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Sottogenere
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Romanzo a sfondo sociale
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Pubblicato
da
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Auto-pubblicato
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Ambientazione
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Milano. Il Bosco della droga di Rogoredo.
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Formati
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1.
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ISBN: 979-12-200-6401-9
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9,99€
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2.
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4,99€
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Lunghezza
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Romanzo breve. 176 pagine. Tempo di lettura 3 ore
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Personaggi
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Martina
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La ragazza del Bosco
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Micky
L'autore e l'io narrante che cerca di aiutarla
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Profili
Citazione
Pensavo che mai mi sarei fatta
comandare da una sostanza.
SINOSSI
In questo breve romanzo, l’autore accompagna il lettore nel
mondo della tossicodipendenza riuscendo a descrivere non solo i luoghi, le
figure e le problematiche, ma anche le fragilità più nascoste di chi, vivendo
nella tossicodipendenza, teme il giudizio, si vergogna del suo stato e cerca di
mostrarsi anche per quello che non riesce ad essere. In particolare, la
protagonista della vicenda, non è solo la giovane che frequenta il bosco della
droga mischiandosi a loschi figuri, ma anche la ventenne che desidera avere un
aspetto curato e delicato che ogni giovane donna vorrebbe avere.
Una storia ambientata nei pressi del Bosco della droga di Rogoredo a Milano. Una delle più grandi aree di spaccio d'Italia.
Una storia ambientata nei pressi del Bosco della droga di Rogoredo a Milano. Una delle più grandi aree di spaccio d'Italia.
L'autore, dopo aver sentito
notizie riguardanti il bosco della droga di Rogoredo a Milano, decide di
andare a vedere con i suoi occhi di cosa si tratti. Conosce Martina una giovane
ragazza tossicodipendente e cerca di starle vicino due anni per cercare
di comprendere e descrivere il suo stile di vita, arrivando a fare l'elemosina
con lei. Vengono intervistate diverse persone tra tossicodipendenti, ex
tossici, barboni, operatori del SerT e poliziotti.
Personaggi
Personaggi
principali (spoiler)
• Micky. 44 anni. Il protagonista è
l'autore del romanzo che si racconta. Esplora il bosco di Rogoredo,
conosce Martina e cerca di aiutarla come può, confortandola, standole vicino,
offrendole un corso per allontanarla dalle droghe.
• Martina. 22 anni tossicodipendente. A 13
anni ha un tumore che la costringe molto tempo in ospedale. Ha un
carattere ribelle, indipendente. Inizia a drogarsi seguendo il suo fidanzato.
Ha un rapporto conflittuale con i parenti e la società a causa della sua
condizione. Col passare del tempo e con il migliorare della sua condizione
riesce a ricongiungersi con i parenti.
Personaggi
secondari e comparse. (spoiler)
•
Giusy. Amica del protagonista. Incoraggia l'autore a uscire con
Martina e aiutarla.
• Cristina. Ragazza senza famiglia. Dorme in
macchina. Si prostituisce per droga. Finirà arrestata per aver cagionato
la morte di una donna anziana durante un furto.
• Sandra. Amica della protagonista. Il suo
ragazzo verrà arrestato per spaccio. Lei ed il fidanzato andranno in
comunità per disintossicarsi.
• Jessica. Convive con un eroinomane che
rende la sua vita impossibile. Le ruba gli attrezzi di lavoro per
pagarsi la droga.
Tecnica
narrativa
Scritto in
prima persona. Sono presenti molti dialoghi e poche descrizioni.
Il libro è suddiviso in
innumerevoli brevi capitoli che raccontano una serie di eventi come fosse un
diario.
Rivelazioni
nel libro (spoiler)
• Nel libro vengono rivelati i
limiti dei SerT i Servizi per le Tossicodipendenze, nel seguire e
curare i tossicodipendenti. Difatti ci sono persone che si fanno dare il
metadone, però non smettono di usare altre droghe, o peggio ancora c'è chi
rivende il metadone.
•
Viene descritta una sparatoria
tra fazioni di spacciatori avvenuta nel bosco.
•
Viene descritto il pestaggio
di un giornalista da parte degli spacciatori.
•
Viene descritto il pestaggio
di un tossico da parte della polizia.
•
Viene raccontata una curiosità su
cosa avvenne a Fabrizio Corona quando visitò il bosco.
• Viene descritto nei dettagli lo
stile di vita di una persona tossicodipendente e il suo continuo bisogno di
soldi.
• Viene detto che la protagonista
inizia a drogarsi influenzata dal film Christiane F, noi ragazzi dello
zoo di Berlino
RECENSIONE
Un romanzo
in cui lo scrittore accompagna a braccetto il lettore capitolo dopo capitolo.
Sì, lo accompagna in un mondo delicato come quello della tossicodipendenza. Un
tema sociale, che l’autore trasforma in un racconto di vita, vissuto in prima
persona dalla voce di un’amica. Un’amica che ha vissuto sulla pelle dei propri
giorni la disperazione per la terribile dipendenza da una sostanza, la quale
non avrebbe mai pensato potesse comandare la sua vita a bacchetta.
Un libro che
graffia il cuore del lettore, ma insegna a chi legge a narrare la verità del
proprio dolore. Soltanto con la propria testimonianza, solamente portando da
esempio la nostra storia possiamo essere d’aiuto a noi stessi e agli altri.
Riuscire ad esorcizzare e a trasformare la nostra profonda ferita in cicatrice
è terapeutico e a volte riesce a farlo proprio un libro.
Il
protagonista è Michele, lo stesso autore, che incontra Martina (nome di
fantasia rispetto alla reale protagonista della storia) alla stazione Rogoredo
di Milano. Conosce questa ragazza dalla vita tormentata, età intorno ai
vent’anni, che si reca spesso nel noto “bosco della droga” (bosco di Rogoredo):
luogo dove da sempre si svolge di nascosto lo spaccio della droga.
Ed ecco che
stavolta questo romanzo (a differenza di altri sul tema) racconta la storia con
gli occhi di Michele, colui che è scrittore e che non è dipendente da tale
sostanza e analizza da lontano ma da vicino Martina, colei che invece ne fa
uso. Un uso che la porterà a vivere sotto il giogo di questa terribile “polverina”.
Lo scrittore
ha un occhio critico, ma non troppo, verso Martina, perché con animo
introspettivo narra le tante particolari sfaccettature di una dipendenza, che
trasforma letteralmente la persona che ne fa uso. Un qualcuno che cerca di
essere totalmente differente da ciò che è, nel suo stato di dipendenza, ma che
invece deve inginocchiarsi a quella sostanza con tutti i suoi difetti:
ritrovandosi a raccontare menzogne, a fare di tutto pur di avere soldi per
comprare la droga.
L’autore
attraverso il racconto di Martina si sofferma anche sulle varie tipologie di
individui che usano spesso stupefacenti, a differenza di altri. Sono i ricchi e
i giovani. In fondo, i primi lo fanno solo per ozio, mentre i secondi si
rovinano la vita, soltanto per apparire migliori agli occhi degli altri (ed
essa resta solo una stupida convinzione).
E se ci si
annoia, ci si droga? Vi pare giusto? E per sembrare importanti agli occhi degli
altri coetanei, i giovani devono farsi di stupefacenti? Anche solo per la “gola”
di avere piccole-grandi cifre tra le mani per potersi permettere quell’amaro
nettare, che a loro pare dolce miele?
Agosteo si
prende un bell’impegno a scrivere, raccontare, vivere con udito, occhi, anima e
cuore un’esistenza vissuta da chi ha voce per testimoniare, ma non ha penna per
denunciare la simile prigionia di quella polvere bianca, che avvelena il
respiro. Un’esperienza, quella della droga, da cui è difficile e, a volte se
non quasi impossibile, uscire completamente. E per questo ancora tanto di
cappello all’autore, che giustifica e non giustifica un così delicato tema
sociale, dice il bello e il brutto di un argomento che in molti casi
rappresenta ancora un tabù.
E la sete
per quella polvere bianca diventa avida tanto da sostituire a volte anche il
desiderio di cibo. E l’ardua voglia di spendere denaro non per fare la spesa,
ma per comprare la droga stessa.
Si deve far
perno su sé stessi per uscirne e poi non ne sei ancora uscito completamente,
perché devi fare un percorso terapeutico e di comunità, per non parlare di
dover avere una persona a fianco, pronta a seguirti e ad aiutarti moralmente e
fisicamente.
L’autore
cura lo stile, i personaggi, soprattutto quello di Martina, che è studiato nei
minimi dettagli: a partire dai suoi tratti somatici, fino ad arrivare ad ogni
peculiarità caratteriale, durante la dipendenza, nonché i rapporti con le
persone care.
Location
centrale è il bosco di Rogoredo, dove di nascosto si svolge da sempre lo
spaccio della droga, ma è anche un luogo che anni fa venne sanato, perché una
retata con relativi spacciatori vennero scoperti. Ma, lo spaccio ha ripreso e ha
continuato fino ad oggi. Da qui l’incontro di Michele con Martina. Michele è
quella persona che farà da sostegno alla ragazza sacrificando in parte sé
stesso, ma per amicizia si fa questo ed altro!
Un modo con
cui Michele usa la sua bell’opera letteraria come romanzo contemporaneo, la
vita dei nostri giorni, una quotidianità triste, in cui esiste appunto la piaga
della droga. Ma l’aiuto altrui a volte può fare miracoli portando luce e
speranza.
Una lettura
disperata, toccante e intensa, che però fa riflettere e avvicina il lettore più
inconsapevole al mondo della droga, raccontando questa crudele dipendenza con
palpabile emozionalità e vivida profondità.
FRANCESCA
GHIRIBELLI
L’AUTORE
Illustratore e
grafico nel campo dei videogiochi. Scrive questo romanzo da esordiente. Un
giorno fa conoscenza con una ragazza tossicodipendente. La loro conseguente
amicizia, permettono a Michele di raccontare lo stile di vita di chi vive in
quella triste realtà così forte e inglobante. Il tutto, visto con occhi di chi
non è tossicodipendente.
Email: michele.agosteo@gmail.com
ALTRE
RECENSIONI
Recensione
di Daniela Delfini
In questo breve romanzo, l’autore
accompagna il lettore nel mondo della tossicodipendenza riuscendo a descrivere
non solo i luoghi, le figure e le problematiche, ma anche le fragilità più
nascoste di chi, vivendo nella tossicodipendenza, teme il giudizio, si vergogna
del suo stato e cerca di mostrarsi anche per quello che non riesce ad essere.
In particolare, la protagonista della vicenda, non è solo la giovane che
frequenta il bosco della droga mischiandosi a loschi figuri, ma anche la
ventenne che desidera avere un aspetto curato e delicato che ogni giovane donna
vorrebbe avere. L’altruismo e la generosità dell’autore le danno molto, il che
non si limita a del denaro occasionale per i suoi fini più diversi, droghe
comprese, ma si tratta di generosità d’animo che implica presenza,
rassicurazione, cercare nuove soluzioni con la speranza di superare quella
realtà così forte e inglobante.
Anche se la protagonista ancora
non vince i suoi ostacoli, lei e l’autore ne escono comunque vincitori perché
l’amicizia e la dedizione li portano lontano. Ci sono tanti piccoli progressi,
forse non abbastanza, ma comunque grandi per lo sforzo di un singolo giovane
uomo che regala alla protagonista tanti sorrisi fatti di piccole cose che la
maggioranza di noi, potrebbe ritenere consuetudini e quindi trasparenti. Ma
quanta felicità può dare un gelato, una maglietta nuova e pulita o un panino
quando se ne ha bisogno?
Forse ce ne siamo dimenticati nel
marasma di una vita consumistica e frenetica. Al di là del tema della
tossicodipendenza, credo che l’autore riesca a comunicare una ricchezza di
valori sui quali poco ci si sofferma o quasi per niente, proprio come davanti
alla figura di un tossicodipendente che più che una persona, viene visto dalla
società come un personaggio, scomodo e comunque lontano dalle nostre vite.
Recensione
di Carlo Zanutto
Le vere protagoniste di questo
romanzo sono le Bugie; non Martina o il suo amico narratore. Bugie, quelle che,
si sa, fanno parte preponderante della vita da tossico: bugie ai genitori,
bugie agli amici, bugie per i soldi, bugie per la dose, bugie a sé
stesso/stessa.
L’altro protagonista è il Bosco
dove l’orrore, perché di orrore parliamo, è presente giorno e notte, con il
mondo che si gira dall’altra parte perché “lasciano gli spacciatori in pace in
modo che non vadano altrove”.
In questa storia colpisce
l’ingenuità del narratore rispetto al problema droga, Martina, di contro, è
l’esempio lampante del tossico.
Un linguaggio asciutto proprio
come la realtà che racconta, privo di qualsiasi “poesia”, anche se il
sentimento per Martina potrebbe portare la storia su quel binario, perché non
c’è poesia ma una città, una realtà, un bosco che attendono e poi fagocitano le
loro deboli vittime, consci che non vi sarà mai una punizione perché, lo dice
il poliziotto “facciamo quello che possiamo”.
Si racconta di un microcosmo tra
un Mc Donalds e Porta Romana fino al Bosco di Rogoredo, un microcosmo fatto di
storie che girano tutte intorno ad un unico argomento: la droga, l’eroina, la
coca. Sono tutti coinvolti, dall’uomo sul tram al taxista all’uomo per strada
che raccontano, tutti, le loro esperienze tossiche.
Uno spasmodico
bisogno di soldi.
Nel proseguo della storia tutti i
cliché del mondo della tossicodipendenza legati alla costante ricerca di
denaro: l’elemosina, i furti in casa dei genitori, la prostituzione.
Il Ser-t come
baluardo, forse ultimo, come salvagente in un mare in tempesta…
Chiunque abbia avuto esperienze
personali, si troverà coinvolto nella storia di Martina; vi ci si ritroverà
perché questa è la storia di ogni città, di ogni stazione, perché in ogni città
c’è un Bosco di Rogoredo e in ogni bosco c’è una Martina da salvare.
“Tratta
un tema così difficile, come quello della droga, in modo diretto e semplice.
Senza fare sconti.”
“Un romanzo forte, intenso e di grande impatto emotivo. ma
che si legge molto facilmente.”
“Consiglio a tutti soprattutto ottimo per adolescenti”
“È un bellissimo libro, sconvolgente e vero”
“Sono rimasta colpita dalla storia, di questa profonda amicizia e della voglia di aiutare chi non è in grado di uscire da sola dalla droga.”
★★★★★
“Descrivere
il mondo della tossicodipendenza con semplicità, ricchezza di particolari e
soprattutto con estrema delicatezza.”
★★★★☆
“Di sicuro questo romanzo ha il
merito di suscitare emozioni, anche intense. Rimanere indifferenti nella
lettura è impossibile.”
★★★☆☆
“Rogoredo, la ragazza del bosco è
molto più che un romanzo sulla droga" ..."Crudo e diretto quel tanto
che basta per farsi domande.”
“I
messaggi che questo romanzo lancia ai giovani sono di grande valore, dal primo
all’ultimo. Il modo in cui l’autore lo fa è delicato, quindi potente, di grande
impatto.”
“È stata finalmente data la voce a chi, per un motivo o
per un altro, non ha mai potuto parlare.”
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