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SINOSSI
Con “Daiki” Maria Rosaria si rivolge
principalmente ai ragazzi, ma non solo. Infatti, leggendo questo suo scritto
s’imparano molte cose legate in particolar modo alla campagna, ma soprattutto
si riflette. Si riflette su quanto ci sia bisogno di genuinità e “normalità” e
amore, in questo nostro mondo così diviso…
“Daiki” è un termine che deriva dal giapponese:
“dai” vuol dire “grande”, combinato con “ki” che significa “splendore” o
“bagliore”, ma anche “albero”, oppure “prezioso” o “nobile”. Da qui il titolo
che l’autrice spiega essere “Il grande bagliore”.
Il romanzo vede come protagonista Cosimo, un
simpaticissimo bambino con tanti sogni, che ha frequentato la quinta
elementare, felicissimo perché si appresta a trascorrere le vacanze estive
dalla zia Mietta.
RECENSIONE
Maria
Rosaria Belfi ci regala questo racconto fatto di sorprendente delicatezza
delineato apposta per i bambini a partire dagli 8 anni di età per poi arrivare
al cuore anche dei grandicelli e addirittura degli adulti. Lavoro accurato soprattutto
quando si tratta di libri per l’infanzia, anche quello da parte dell’editore
Marzia Carocci e dell’illustratrice Francesca Di Nardo. Immagini graziose che
rendono la lettura ancora più curiosa e accattivante. Davvero simpatica e
tenera la copertina che racchiude il senso della storia.
La
scrittrice è riuscita a partorire nel vero senso della parola una storia
genuina che ti fa pensare a una sana colazione fatta di latte caldo e biscotti,
ma anche ad una dolce camomilla sorseggiata la sera prima di andare a dormire.
Sempre più raro e difficile scrivere libri per i più piccoli, ma la scrittrice
da vera insegnante c’è riuscita coinvolgendo il cuore di chi legge. Perché?
Perché in un mondo distaccato dai sentimenti e frenetico come quello di oggi,
riscoprire attraverso un libro i più sani ideali e i più saggi principi
esistenti è da definire una vittoria a tutti i costi. Per chi scrive e per chi
legge il libro. La mente abbandona l’ansia e la superficialità dei nostri
giorni per varcare la porta di un mondo incantato, quello dei valori
dell’amicizia, l’affetto e l’amore tra le persone, la passione per la natura e
gli animali. Un mondo che sembra non esistere più, a volte, ma che per le anime
più sensibili può essere ancora sfiorato e toccato tangibilmente.
L’autrice ama
pervadere il suo stile di scrittura di un’impronta che definirei puro panismo.
Quella simbiosi introspettiva, corale e onirica che l’amore per i paesaggi e
gli animali la spinge a raccontare inventando storie, che non sono altro che il
bello della vita. E se ci accorgessimo che quel bello l’abbiamo lì a portata di
mano, potremmo sicuramente trovare almeno un briciolo di quella felicità, che
sembra tanto impossibile raggiungere.
E l’autrice
sceglie per un racconto breve dell’infanzia un titolo come Daiki: risulta
enigmatico al primo suono, ma alla fine scopriamo che deriva dal giapponese e
letteralmente in italiano significa “il grande bagliore”. Molto singolare, ma
autentico e sicuramente ineguagliabile.
Il racconto
vede come protagonista Cosimo: ha finito l’ultimo anno delle elementari e
trascorre le vacanze estive dalla zia Mietta. Un bambino delizioso, simpatico,
dal cuore grande, dall’anima pura e dallo sguardo sognante. E la Belfi narra
minuziosamente ogni emozione della partenza e dell’arrivo del piccolo Cosimo in
campagna. Le sue sensazioni a contatto con la natura circostante, con il
profumo dell’estate, con la bella casa della zia, il rapporto fra zia e nipote,
la sorpresa nello scoprire nelle vicinanze un’azienda che produce ottimo miele;
ma anche l’amicizia che nasce con Ashraf. E l’autrice ecco che inserisce
l’amico siriano di Aleppo, fuggito dalla sua terra d’origine insieme alla
madre, dopo aver perso per sempre il padre tra le fauci della guerra.
E così il
racconto per bambini diventa anche racconto per i grandi… perché la Belfi
nonostante scelga come protagonista Cosimo, sceglie di farlo pensare e parlare
con il senno di poi che lo incornicia come un bambino già maturo, da cui gli
adulti dovrebbero prendere esempio. Il suo senso di protezione e di altruismo
verso un coetaneo meno fortunato di lui lo rende unico per la sua età. Perché è
un’età che oltre a racchiudere la sognante spensieratezza, riesce a estrapolare
anche un forte senso di responsabilità. Ma le avventure estive cercheranno di
cancellare il dolore di Ashraf: insieme a Cosimo si prenderanno cura di un
cerbiatto con la zampa rotta (ecco il senso della copertina del libro).
Definirei
questo racconto un’opera preziosa come un diamante grezzo che emana appunto “il
grande bagliore” della vita. E facciamoci un esame di coscienza, prendiamo
appunto esempio dalla luce che emanano questi due bambini e proviamo ad essere
loro per un attimo. Perché Cosimo e Ashraf possono essere benissimo uno di noi,
e se fossero gli adulti del domani, di un futuro che invece di rovinare ed
estirpare la bellezza che ci circonda, si soffermasse ad osservare il lento e
grazioso incedere di una coccinella? Se così fosse, si potrebbero costruire le
basi per un mondo decisamente migliore.
Se troviamo
quella sensibilità che tutti abbiamo davvero dentro di noi, potremmo veramente
raggiungere la felicità della vita tingendo gli altri, noi stessi e l’universo
di un nuovo colore chiamato “il grande bagliore”.
Un libro che
sa di amicizia, amore, freschezza, simpatia, sensibilità, spontaneità, dipinto
con panismo fra uomo e natura. Un fiore che apre la sua corolla alla
multiculturalità e alla solidarietà.
Francesca
Ghiribelli
L’AUTRICE
Credo nel mio lavoro di insegnante. Lo
reputo una professione al servizio dei bambini.
Di tutti i bambini ma in particolar modo di chi fatica, come dico io ,a trovare la sua collocazione.
Obiettivo primario è accompagnare i piccoli nella loro formazione nel rispetto delle loro potenzialità.
Una scuola al servizio.
Di tutti i bambini ma in particolar modo di chi fatica, come dico io ,a trovare la sua collocazione.
Obiettivo primario è accompagnare i piccoli nella loro formazione nel rispetto delle loro potenzialità.
Una scuola al servizio.
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