Recensione La sposa in grigio perla di Ornella Stocco

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SINOSSI

Uno spot televisivo.

Pochi attimi per imbrigliare un'immagine, un colore insolito. Grigio perla. Ho pensato: che bel colore. Ho pensato: un abito da sposa di quel colore, in seta, di quella seta che al tatto scivola tra le dita.

Pochissimi elementi per iniziare un lungo e tortuoso percorso. Pochi frammenti che si sono conficcati nella mente esigente sono bastati per farla volare dove mai avrei osato andare.

Mi sono trovata a scegliere un nome: Paola. A questa donna ho dovuto dare, oltre al nome, un volto, una personalità. Una vita.

Giorno dopo giorno, parola dopo parola, la protagonista si è impossessata dei miei pensieri, delle mie giornate passate sulla tastiera; alla fine mi sono fatta accompagnare da lei in questo straordinario percorso pensato come una rappresentazione teatrale, così come la vita.

Spero possiate appassionarvi a questa donna, ai suoi amori, ai suoi dolori e alla sua vita.

Buona lettura.

RECENSIONE 

Bellissimo leggere una trama che conduce la scena su una marcia nuziale, la cover è da favola. Un sogno che incarna tutte le donne e il titolo sembra quasi incantare il lettore sulla soglia dell’ispirazione, che coglie la mente, non appena si legge a caratteri cubitali La sposa in grigio perla. Un’opera tutta al femminile che introduce con eleganza come uno strascico nuziale la sceneggiatura di un libro tutto rosa, ma completamente diversa dal solito genere romanzesco contemporaneo. E l’autrice parla con infinito trasporto di come nasce la sua idea libresca. 

Vede una pubblicità televisiva e quel flash fotografico resta un’immagine fissa nella sua originale creatività. Ma tra i confini dell’anima e del cuore si imprime un colore, precisamente un vestito da sposa di quel colore. Una nuance delicata e splendente come seta al sole, il color grigio perla. Da quel flash fotografico quel colore diventa un treno in corsa e scivola veloce capitolo dopo capitolo per imprimersi fra le pagine con elegante e garbato inchiostro. Una trama che è vita, la vita di una persona comune raccontata con intensa vibrazione emozionale, palpando gli anfratti di un lungo e impervio cammino chiamato esistenza. 

Le ambientazioni sono dettagliate e curate davvero bene, le descrizioni sembrano accompagnare a braccetto i personaggi sulla scena, anche il più piccolo dettaglio viene narrato con stile e scrittura d’impatto. Dopo le forti delusioni sentimentali vissute con dolore e tormento relative a Daniele, Paola successivamente incontra sul suo tortuoso cammino, un nome quello di Enrico Marini, qualcosa che subito le appare quasi senza significato, ma che ben presto diventerà il sale e il miele delle sue giornate. Un nome maschile che diventerà un’affascinante abitudine per le sue ricchezze materiali, che infondono apparentemente stabilità, ma che infine scriverà gioie e dolori sulla pelle dei giorni di una donna. Una lettura che incalza il sogno di ogni lettrice e di ogni lettore. 

Ma un sogno che sa di realtà, di alti e bassi, rendendolo più autentico che mai e per questo ancor più sognato e apprezzato. E ciliegina sulla torta, Paola conoscerà Tommaso Marini (fratello gemello di Enrico), il quale diventerà il padre di suo figlio Luigi… ma lui sarà finalmente l’uomo che la amerà per sempre o di fronte alla sua dolce attesa leverà le tende e si dileguerà abbandonandola?

Il romanzo è strutturato di numerosi flashback (salti temporali) con l’intento di raccontare i tanti personaggi principali e secondari, narrando nei dettagli momenti del loro passato, aiutando il lettore a collegare in modo perfetto ogni singolo passo o sviluppo (compresi colpi di scena) della vicenda fra ieri, oggi e domani. 

Fra i tanti salti nel tempo c'è un flashback che porta la storia indietro di anni, precisamente agli anni Sessanta: quello di Luigi Marini capostipite della famiglia nonché fondatore della E.T. Costruzioni; altri sono quelli di Paola “bambina”, Paola “ragazza”, Enrico all’epoca del liceo e molti altri. Insomma, una tela narrativa strutturata in un vero e proprio sotto-racconto all'interno del romanzo. 

L’autrice stessa si sorprende della sua ispirazione, di come non avesse mai pensato fosse così, al contempo facile, scrivere un libro snodandolo da un prezioso gomitolo di idee e sviluppi. 

E da lì il vestito diventa carne e ossa, perché è cucito indosso a una donna che prende il nome di Paola, la protagonista del libro. E Paola, diventa un capitolo e poi una storia, successivamente un racconto e un romanzo di vita. Una vita da narrare a chi ascolta con sensibilità gli anfratti dell’anima. Ed è bello ascoltare e leggere come il personaggio di Paola si sia impossessato della scrittrice Ornella Stocco. Sembra quasi il palcoscenico di un teatro, dove il cuore di Paola e cioè quello dell’attrice diventa il battito di vita di quello dell’autrice stessa. I giorni raccontati da Paola sono diventati gli stessi respiri vissuti sulla carta da Ornella. Ed ecco, che è questo il vero talento: quando lo scrittore si sente a suo agio e mette con il cuore completamente sé stesso dentro l’opera e il personaggio (viceversa) diventa padrone del suo creatore. 

In questo libro prevarrà l’amore duraturo e profondo o la passione travolgente di uomini che desiderano una donna solo per sesso o solo per circuirla della loro potenza economica?

Ma Paola inoltre dovrà vedersela con addii, rinunce, abbandoni, perdite, problemi finanziari e infine un’intensa depressione post partum. Un figlio è la luce degli occhi di una madre e l’autrice lo racconta con toccante e commovente poesia per trasporre il lettore in un epilogo veramente unico nel suo genere e unico nel suo stile narrativo empatico e introspettivo.

Un romanzo, dove i salti temporali fanno da regia e che come un domino, tassello dopo tassello, si incastra da solo costruendo un filo di emozioni. Un filo che intercorre tra lacrime, sorrisi, carezze, gelosie, dolore, disperazione, mescolando fantasia, immaginario, e soprattutto ciò che di più veramente tragico può vivere il cuore di una donna. E il finale rimane sospeso fino all’ultima riga agganciato a una delle tempeste più terribili dell’esistenza femminile.

Così per ogni libro che rimane ancorato fra gli indelebili ricordi del lettore dedico una poesia.

 Il silenzio fa rumore

Il silenzio fa rumore,

mentre un grido di stella

disegna occhi di cielo.

E sospira nel vento

un pensiero, un sogno, un lamento:

è il silenzio che fa rumore

quando le parole non bastano

a far sorridere l’inverno.

E scrivo farfalle senza tempo

per riempire di arcobaleno

l’amore di un giorno.

Sarà il cuore a liberare

le ali della ragione,

mentre un’idea

mi porterà con sé

come una lucciola:

fuori da questa quotidiana prigione,

dove l’indifferenza fa troppo rumore.

Così pregherò

per ogni respiro di vita,

affinché Dio faccia testamento

della preziosa voce del silenzio.

FRANCESCA GHIRIBELLI