sabato 12 dicembre 2020

Recensione La sciagura di Uragada di Irina Boicova





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Sinossi

 

Una guerra lunga diciassette anni ha distrutto Uragada, terra dei venti e dei fulmini. Quando una serie di accadimenti catastrofici costringe i residui degli eserciti a ritirarsi nelle città: la vegetazione appassisce da Tritico alle Terre Nordiche; una nebbia sinistra aleggia a est, inglobando chiunque osi sfiorarla; un cielo rosso avvelena le acque, sterminando interi villaggi.

Taìs, ragazzino nato e cresciuto in guerra, ha un incontro misterioso con una strana donna, la quale svanisce davanti ai suoi occhi. La curiosità lo porterà alla Torre dei Libri e, pur di avere le risposte, imparerà a leggere. Le avventure di Garavan Garasia, diario di un Cacciatore di Immortali, potrebbero spiegare i recenti avvenimenti.

Iskander, giovane principe di Raisinberg, è costretto a trovare una soluzione o nessuno del suo regno potrà sopravvivere a lungo senza cibo. Nonostante il supporto dei Sapienti e Sacerdoti non avrà responsi, finché non si troverà davanti Taìs di Tritico.

Krista è una contrabbandiera. Sciagure e guerre le portano ricchezze e lei conosce il giro per concludere dei buoni affari. Ecco perché si reca da Arghemar, un ex Guerriero deciso ormai a vivere da eremita; unico a possedere ancora molti denari.

Saranno loro gli artefici del destino degli ultimi Mortali di Uragada. Ma dovranno affrontare forze potenti e presenze inquietanti, inganni e morte. Perché scoprire la verità, non basta per poter sopravvivere.

 

 

Citazione

 

Taìs aprì gli occhi e corrugò la fronte. L’immagine della madre svanì dalla mente. L’aria si era d’improvviso gelata intorno a lui, ma fu un soffio così inatteso che lo fece trasalire. Si strinse le ginocchia tra le braccia e si guardò intorno. Il silenzio lo circondava, le luci gialle e azzurre erano lì a far luce su di lui, mentre il resto era inghiottito dal buio. Fu scosso da un brivido, forse per il freddo o per quella sensazione d’incertezza.

Non dovrei essere qui, si disse. Scattò in piedi, era meglio tornare. Ma qualcosa parve muoversi dietro al grosso tronco.

Il cuore gli balzò nel petto. Avrebbe voluto scappare via, ma gli sarebbe rimasto il dubbio, se non si fosse immaginato tutto. Non avrebbe più avuto il coraggio di tornare quindi sarebbe stato meglio dare un'occhiata.

 

 

RECENSIONE

Un fantasy veramente di alto livello, l’autrice ha saputo entrare nel genere in punta di piedi, ma con grande coraggio e profonda maestria. È riuscita a unire mitologia, mondi magici, guerre, terre rivali, principi, re e guerrieri indimenticabili nelle loro linee caratteriali inserendo un mediatore come Taìs di Tritico, che grazie ad un’apparizione femminile rispolvererà un libro di avventure che potrebbe chiarire il motivo della sciagura accaduta a Uragada, ecco qui il motivo del titolo del libro. La natura sembra stia appassendo attraverso la sua vegetazione, una nebbia misteriosa e un’acqua dalle sfumature rosse.

Imperdibile l’unione appunto della semplicità di Taìs, ragazzino nato e cresciuto in guerra, senza dimenticare Iskander, giovane principe di Raisinberg, che deve salvare il regno da fine certa; dall’altra unici i volti di Krista contrabbandiera e affascinante nelle sue vivaci vesti e Arghemar, il guerriero eremita, che sarà davvero decisivo nell’intrecciarsi della vicenda. Non è solo un romanzo fantasy, perché regala tratti esistenziali e un messaggio morale forte, soprattutto nella sua conclusione molto attuale e originale, senza cadere mai nel banale o nel risentito.

Tutti questi personaggi saranno coloro che faranno muovere i fili di una tela di fatti veramente complessa e ben congeniata. Perché scoprire la verità, non basta per poter sopravvivere.

 

Francesca Ghiribelli

 

 

 

L’autrice

Sono nata nel 1987 in Russia, dove ho vissuto i primi dieci anni di vita. Gli ultimi tre passati negli orfanotrofi. Mi hanno segnata, lo ammetto. Concetti come la “vera" solitudine, la fame, il desiderio di possedere qualcosa di personale, mi sono rimasti impressi.

A cavallo del ’97 e ’98, a dicembre, sono arrivata in Italia. Sono stata adottata da una famiglia siciliana. Infatti ho imparato prima il dialetto e poi l'italiano. I veri insegnanti sono stati i libri: una raccolta di 100 favole e fiabe, la collana “piccoli brividi" e da lì ho iniziato a leggere di tutto.

Ho provato a frequentare l’università. Era noiosa e non mi insegnava un “mestiere". Colpa mia, non avevo un vero obiettivo e di conseguenza ho perso interesse. Ho preferito lavorare. Per sei anni ho impartito lezioni private, tutte le materie. Lo adoravo, mi rendeva appagata e incapace di formulare una frase di senso compiuto alla sera. 

 A febbraio del 2020 ho seguito l'amore. Mi sono trasferita in Austria.

Vivo con il mio ragazzo e il nostro cane di razza Spitz tedesco nano. Lavoro presso un ristorante e provo a imparare il tedesco dialettale della zona. Nel tempo libero, manco a dirlo, scrivo.

 

 

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