lunedì 11 maggio 2020

RECENSIONE INTRO DI MARTA GIACOBBE


SINOSSI 


Lia è una giovane universitaria, con la passione per la fotografia e la natura, piena d’amore e con la propensione a voler sempre controllare tutto, anche i sentimenti. La sua vita scorre tranquilla tra un impegno e l’altro in una città lontana dalla sua famiglia e dalla sua casa d’infanzia, ma un giorno accade qualcosa che la riporterà indietro nel tempo costringendola ad affrontare ciò da cui si era allontanata quasi scappando: un amore finito e che non è riuscita a dimenticare.

Quel ritorno alla realtà così improvviso, spingerà Lia ad intraprendere un viaggio senza meta ma non prima di aver messo nero su bianco tutto quello che non era mai riuscita a dire, non prima di aver scritto una lettera piena d’amore da lasciar andare insieme ai ricordi, per potersi finalmente liberare.

È così che tutto ha inizio con una lettera spedita e un viaggio senza destinazione per poter riordinare i pensieri e mettere ogni cosa al suo posto, ma Lia non sa che proprio durante quel viaggio, qualcos’altro di inatteso la sta aspettando: un incontro che la cambierà facendole provare emozioni sconosciute; senza saperlo, Lia, conoscerà qualcuno che la aiuterà nel suo percorso di rinascita, spingendola a superare i suoi limiti e le sue paure, rendendola più forte e più consapevole di ciò che si porta dentro.

Le cose non sempre vanno come vorremmo, ma noi non possiamo fare altro che accettarlo ed andare avanti; l’amore provato, che sia ricambiato o meno, è pur sempre amore e non ha bisogno di dover essere spiegato o razionalizzato, ciò che conta è amare, nient’altro: questo è ciò che Lia capirà nel suo viaggio, ma sarà davvero in grado di lasciar andare il suo passato per vivere un nuovo amore?

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Citazione


“Ti sto perdendo, non ti ho mai avuto ed ora che sei lontano e il mio sguardo non raggiungerti,

mi chiedo per quanto ancora mi ricorderai e resterò nei tuoi pensieri,

mi chiedo se stanotte occuperò un posto dentro te

e la mia immagine riuscirà a rapirti e portarti dove io ti sto aspettando...”

Recensione



E un libro ti accarezza anche con il suo prologo come succede in Intro di Marta Giacobbe. “Non esiste un luogo abbastanza lontano da te e dai ricordi”. Un prologo che ti cattura da subito e ti fa entrare nella storia piano piano fino a imprimere sulla pelle del lettore qualcosa di autentico e di unico. Un romanzo di vita vissuta e immaginata, una vita di alti e bassi, di un amore indimenticabile e singolare nel suo genere che rende il libro particolare e più che apprezzabile. Una trama dove la protagonista Lia rimembra il dolore per la perdita di un amore sette anni fa, un amore provato per un ragazzo dagli occhi blu che Lia amava fin da piccola, fin dall’età di sei anni. Colui con cui è cresciuta insieme, il primo che ha amato perché in fondo non lo ha mai avuto, forse sarà perché così deve essere… Il rimpianto di essere andata via ed essersi lasciati nel momento più bello senza dire niente. Un dolore è odiarlo senza poterlo amare. Un silenzio fra loro lungo anni, ma l'amore non si chiede, non è un dovere. La protagonista è divisa anche dalla sofferenza di lasciar andare quel ricordo perché non ricambiata: lui l’ha amata con un amore differente da quello di lei, ma Lia se ne è accorta solo dopo aver perso l'amore di quell’indimenticabile ragazzo.


Uno stile poetico struggente quello della Giacobbe, un romanticismo di altri tempi, qualcosa di introvabile nei romanzi odierni contemporanei, lo farei assomigliare alla similitudine di una pioggia d’estate (improvvisa appunto come la pioggia estiva nel repertorio dei romanzi rosa moderni, ma fresca e rigenerante a livello del cuore e dell’anima, che in periodi come questo regalano profondo sentimento a chi ne ha più bisogno).


Lia dice addio a quegli occhi blu che la aspettano in un ricordo in cima alle scale. Un ricordo dove lui saprà sempre dove trovare lei e lei dove cercare lui… Inizia il racconto di Lia, di una bambina di sei anni che vive in giro per il mondo a causa del lavoro dei genitori e poi si ferma insieme alla sua famiglia in un posto quasi dimenticato dal tempo. Quella bambina conosce i suoi migliori amici Maria e Alberto, ma un giorno li perderà, perché si trasferiranno in un'altra città senza fare più ritorno. E da lì, fu in quel preciso istante che scoprì l'amore a sei anni per un bambino biondo, dagli occhi blu come il mare: un amore destinato a durare per sempre. Lei, poi ormai cresciuta, se ne andrà per fuggire da sola dai luoghi che le ricordano il suo dannato amore, ma non serve perché lui è dentro di lei, nella sua mente. I genitori torneranno a girare il mondo e lei detesta quasi la scelta dei suoi familiari di essersi fermati lì (quando era bambina) a lungo mentre, forse sarebbe stato molto meglio non mettere radici. Un amore ingombrante, ma inesistente… un amore che lei fugge, ma che toglie respiro ai suoi giorni, mentre Lia lo vede dappertutto. E così comprenderà che non serve fuggire, capirà che è meglio sbatterci la faccia e scrivere una lettera per rinascere dalle sue ceneri.


Lei sente l'esigenza di percorrere le strade sconosciute dell'anima e guidare un viaggio che non sa dove la porterà. Lei capirà che ci sono partenze per fuggire e mettere distanza e partenze per ritrovarsi mettendo il punto fine a qualcosa, a quel qualcosa che è esistito soltanto in quella sorta di suo amore immaginario. Un luogo da dove ripartire per scavare fino in fondo... Un treno. Ecco proprio il luogo adatto per rimettersi in contatto con sé stessa, il suono delle rotaie che sembra rievocare il battito del cuore e il passare veloce di immagini davanti agli occhi per farle aprire la mente e darle il tempo di analizzare dentro di lei. Ed ecco che seduta sul sedile accanto al finestrino riscopre odori e immagini della natura: quella natura in cui è cresciuta. L’odore della pioggia, della terra bagnata, del sole sui fiori e la loro essenza, riflessioni su come le emozioni devono essere condivise, pensieri su come lei abbia perso tempo nella sua infanzia, invece che a giocare si è dedicata a rincorrere un amore sognato da sempre. Ma al contempo è felice di non essere cinica come la maggior parte delle persone che non sanno o si dimenticano come ci si sente innamorati: questo è proprio ciò che divide il mondo degli adolescenti e dei giovani da quello degli adulti e Lia in fondo si sente ancora viva nel considerarsi ancora giovane e adolescente, seppur cresciuta, perché sa realmente cosa è l'amore. Un amore fatto di silenzio, di mura messe da lei senza spiegare a lui cosa prova. È consapevole che lui non la amerà mai quanto lei.





L'amore per Lia è come una ferita che lascia una cicatrice, ma non sai come è stata procurata tale ferita, sai solo che la cicatrice brucerà per sempre. E poi tante le lettere inviate a lui, che la amava. Ma entrambi hanno sprecato il loro tempo attendendo che uno lo dicesse all'altro, però per paura è stato un amore fatto di silenzio e lei riuscirà ad aprirsi a lui solo per lettera. Ed è troppo tardi, quando lui consumato dall'attesa si accorge di non amarla più. Ma, lei vuole recuperare, lei che si è innamorata di lui a soli sei anni, quando ancora non sapeva cos'era l'amore. Durante il viaggio in treno a lei mancano gli amici, le persone care, oltre lui. Un amore, quello di Lia, che vede solo il modo di vivere come sofferenza e così rinuncia alla felicità, perché secondo lei se sei subito a destinazione non c'è più nulla per vivere, soffrire, sentire. Un amore, il suo, fatto di mutismo e di masochismo.


Andiamo alla ricerca della felicità, ma esiste davvero o forse l'abbiamo e non ci accorgiamo di averla...? Magari se smettessimo di cercarla, forse la troveremmo davvero. Questa è la storia di un amore distorto, mai ricompensato e abbastanza colmato. La protagonista vive quel sentimento con il desiderio di essere accolta almeno per una volta nella vita... Ed ecco che su quel treno sale un uomo, quel qualcuno che lei sentiva avrebbe cambiato il corso degli eventi: il suo fiammifero, la sua luna, qualcosa che dentro di lei moriva per rinascere… il suo nome è Andrea.


Andrea scopre lati di Lia, che lei stessa non conosce. Il loro è il rapporto che nasce e inizia sul treno… un treno senza meta e a volte la meta la trova il destino. Lia ama la fotografia e adora non finire le cose perché lascia la continuità, perché soprattutto il bello è avere l'input di realizzare un sogno, non il sogno in sé. Andrea un fotografo documentarista sempre in giro per il mondo invidia il suo essere libera, non avere vincoli, mentre di lui lei ama la sua decisione. Sarà Andrea a farle di nuovo mettere i piedi per terra, nonostante la sua mente sognante, e a scendere da quel treno. Andrea è totalmente diverso, rispetto al tipo angelico che era il suo primo amore: ha capelli scompigliati scuri, occhi verdi, pelle ambrata e l’aria vissuta… alla fine Lia riuscirà grazie a lui a dimenticare il suo primo grande amore e il passato? E riuscire ad innamorarsi di nuovo sarà così facile?


Buttarsi a capofitto in un nuovo sentimento, visto che entrambi volevano un amore da film, da sogno, ma è più facile sognarlo che combattere per averlo... Lei di solito rinuncia ad amare per paura di perdere ciò che ama e lui rifiuta l'amore per il timore che la sua vita cambi o dipenda da esso, forse perché in precedenza ha sofferto troppo?... Lia lotterà per sé stessa e per lui o verrà sommersa dal passato? Ma riuscirà veramente a dimenticare quello speciale ragazzo dagli occhi blu… si dice che il primo amore non si scorda mai… ma non è detto che si dimentichi del tutto… quel bel ricordo pieno di sentimento potrà convivere con le novità che la vita mette in serbo a Lia?



Francesca Ghiribelli


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