martedì 18 dicembre 2012

IL MIO RACCONTO HOT!



GLI ALTRI ROSSOFUOCO: 'OCCHI DI GIADA' di Francesca Ghiribelli






Inghilterra,Anno 1024.
La bianca scia della luna mi abbracciava fra gli assopiti fiori di biancospino. Il giardino era silenzioso, mentre il mio cuore palpitava ad ogni piccolo passo del mio ritorno. Sarebbe stato tutto diverso, non poteva essere uguale a dieci anni prima. Il profumo di quella quiete riaccendeva il sapore degli attimi vissuti fra gli ansimanti spasimi del suo corpo.
Come era bello pensarlo e soprattutto poter rivivere di nuovo quei momenti al suo fianco.
Fu allora che le lacrime sgorgarono dalla luce spenta dei miei occhi.
Erano lì ancora pronte a intrecciarsi di sale per assaporare l’amara consapevolezza della sua perdita.
Libra mi aveva scritto quella dolorosa lettera e tutta la speranza, di cui il mio cuore fino ad allora si era cibato, era scomparsa completamente. Ora c’era soltanto nebbia nell’anima, una fitta nebbia alla ricerca di vendetta. Chi ero? Una mendicante di amore, quell’amore per cui avevo vissuto e combattuto violentemente e che adesso mi aveva abbandonato.
Markus, quel dolce e coraggioso ragazzo diventato uomo attraverso la feroce voce della guerra, era morto. All’inizio non ci avevo creduto, lui così forte e vincente, adesso era stato sconfitto brutalmente da Fergus, sangue del suo sangue.
La sete di avido potere può portare perfino un fratello a diventare un acerrimo nemico.
Per secoli il regno di Markus aveva lottato duramente contro i barbari, ma alla fine proprio il suo caro fratellino, era sceso a compromessi con quei violenti usurpatori stranieri, accordandosi con loro.
Fergus era divenuto peggio di un barbaro. Un dannato traditore e un maledetto egoista, che aveva rovinato ciò che la sua famiglia aveva costruito con sacrificio.
Libra, la sentinella del castello mi aveva scritto in segreto per farmi sapere l’accaduto. Dieci anni prima ero la castellana del regno del mio amato Markus. Ma il nostro amore lo avrebbe messo in pericolo, e dopo esserci amati segretamente, fui costretta a partire per rifugiarmi altrove. L’amore tra una semplice castellana e un guerriero di nobile titolo sarebbe stato impossibile.
Adesso ero tornata per guardare negli occhi quell’efferato assassino e dire addio al mio amato sulla sua degna sepoltura.
All’improvviso una voce risvegliò i miei tormentati pensieri.
‘Che ci fate qui, tutta sola, donna?’
Quel tono rievocò  in me una familiare vicinanza.
La cappa del mantello stava per mostrare il mio volto, ma fui fulminea nel nascondermi tra i profondi amplessi delle ombre.
Il cuore sussultò  sentendo il virile profumo di quell’uomo.
Appena ebbi di fronte le sue fattezze, mi sentì svenire, così chiusi gli occhi quasi inerme per riprendere fiato.
‘Non volevo spaventarvi, signora. Volevo sapere cosa ci fa una donna tutta sola di notte nel mio amato regno…’
I suoi modi erano alquanto sfacciati e quel suo sorriso ironico mostrava che doveva essere in buona parte brillo.
Il suo comportamento stonava con quei suoi lineamenti dolci e raffinati. Quelle labbra piene e voluttuose sembravano spegnere qualsiasi ragione di pudore in una donna.
Mi sentii accaldata e su di giri, mentre i suoi occhi verdi sembravano la giada grezza di una collina in primavera.
Era lui, doveva essere lui.
La diabolica maledizione di quell’ossessione senza tempo, che ritornava da me oltre la morte.
Feci per andarmene senza rispondere, ma l’uomo mi prese violentemente il braccio, facendomi restare senza fiato.
La sua forza era davvero spietata, ma in quel momento senza alcuna ragione, avrei desiderato ardentemente di essere sbattuta sull’erba di quel prato ed essere posseduta fra le sue muscolose membra.
Dovevo ricordarmi una cosa. Adesso, era un malvagio barbaro senza pietà.
Il suo cuore era più duro della pietra. Ed io dovevo saper fare buon viso a cattivo gioco.
Anche se non avevo previsto di doverlo incontrare subito.
‘Lasciatemi andare, sto tornando a casa. La notte è molto buia, e ho semplicemente perso la strada. Ora, la luce della luna mi farà da guida.’
Era una stupida giustificazione, ma non sapevo cosa altro inventarmi.
‘Oh, povera creatura. Questa notte è così fresca…. Vi va di scaldarci un po’?’
Il suo alito puzzava terribilmente di birra, ma il suo sguardo mi stava rubando l’anima.
Mi voltai ripugnando quel viso e i ricordi che riaccendeva in me.
Al primo impatto mi era sembrato di rivedere Markus. Le stesse meravigliose labbra, il verde sconfinato di quegli occhi e il possente fascino di quel corpo senza eguali.
Ma, adesso sembrava che il destino volesse punirmi di nuovo. Avevo sofferto un amore senza speranza per quel dolce ragazzo dal cuore immenso. Ora, identico come una goccia d’acqua, lui era di nuovo di fronte a me. Peccato, che non fosse veramente lui, ma quel corpo perfetto fosse imprigionato nella maledetta anima di Fergus, il suo fratello gemello.
‘Signore, lasciatemi andare! Non sono una delle solite sempliciotte, con cui vi piace oziare.’
Lui non accettò  un simile rifiuto. C’era da aspettarselo da un tipo così virile e presuntuoso.
Aveva soltanto il volto d’angelo di Markus, contornato da quella lunga chioma di ricci biondi.
‘Non sapete quante contadinelle mi son fatto! E certamente, anche molto più belle di voi!’
La sua aria di sfida mi incatenò ai suoi occhi, ma non volli cedere.
‘Bene, allora stasera siete stato sfortunato. Oltre a non essere di vostro gradimento, sono pure indisposta alle vostre lusinghe. Non siete certo il solo uomo esistente sulla faccia della terra!’
Fergus si accese come un fuoco, ed io provai puro piacere nel vederlo così furioso.
Era ancora più meraviglioso in quella animata veste.
‘Non siete nessuno per dirmi questo, donna! Mai sono stato rifiutato in vita mia! Tutte le femmine, anche quelle più indomabili cadono ai miei piedi!’
Le sue braccia strinsero forte i miei esili polsi e costringendomi più volte a prostrarmi a lui, la cappa del mio mantello cadde. La radiosa luce della luna tinse d’argento i miei bruni capelli, mettendo in risalto la mia vera identità.
Restai inginocchiata a terra, mentre lui, quasi basito, si chinò a posare due dita sotto il mio mento, forzandomi a fissarlo negli occhi. Poi quel magnetico verde si spalancò con aria quasi spiazzata.
‘Siete voi, Selena. Non avrei mai potuto immaginare che..…’
Nonostante tutto, per lunghi anni ero stata la fedele castellana del suo regno.
‘Sì, sono io. Per questo e’ meglio che mi lasciate in pace.’
L’uomo mi scrutò con aria ironica. Forse, dopo che me ne ero andata dal castello, le voci del villaggio si erano diffuse talmente tanto da fargli conoscere la verità.
‘Non credete di essere poi così tanto innocente! Siete addirittura peggio delle tante contadinelle che mi sono fatto…’
Mi voltai con fare repentino, mentre in cuor mio già sapevo che quelle parole erano consapevoli dello scandalo, che il mio amore un tempo aveva provocato. Erano passati dieci anni, ma le malelingue avevano marcato di vergogna il mio nome.
Lui, però non era certo migliore di me!
‘E voi, credete di essere buono e onesto come vostro fratello? Voi pensate davvero di sapere tutto su di me, ma io conosco ciò che macchia la vostra coscienza e il vostro buon nome! Io ho soltanto amato chi non dovevo, mentre voi avete ucciso sangue del vostro sangue…’
Non mi lasciò  finire, mi prese di peso fra le braccia e mi portò fin dove gli alti arbusti del giardino facevano da sicuro rifugio ad occhi indiscreti.
Iniziò a torturare di baci il mio collo fino a scendere sulle alte e piene colline dei seni. Le sue dita tremavano al tocco dei complicati merletti, che il corpetto del mio abito celava.
I suoi capelli color miele si incendiarono nella porpora della mia gonna, mentre con impeto violento strappò a morsi i minuziosi bottoni del bustino.
Non sapevo che cosa stava accadendomi, ma la furente passione di quell’uomo mi invase di ricordi. Ogni volta che mi fissava o mi baciava rivedevo quegli occhi di giada, che il destino mi aveva portato via.
Soltanto in un breve attimo sussurrò ciò che non mi sarei mai aspettata.
‘Non vado fiero di ciò che ho fatto, ma perdonate almeno ciò che farò stanotte di voi….Siete sempre stata la mia ossessione! Fin da ragazzo avrei voluto farvi mia, Selena.’
Chiusi gli occhi, mentre il desiderio di quel corpo quasi stregato mi regalava sorprendentemente  piacere.
Con fare sbrigativo si tolse i pantaloni e i pochi altri indumenti che aveva indosso sotto i miei occhi affascinati.
Affondò la sua pungente barba sul mio ventre per farmi urlare di vero godimento. Poi la sua lingua tracciò uno stuzzicante cammino fra le mie cosce per arrivare laddove ritrovai la mia perduta femminilità. Nessuno mi aveva più fatto provare simili vertigini dopo la morte di Markus.
Me ne ero stata sola per quei lunghi anni in attesa del suo impossibili ritorno. Ma quella notte mi sembrò di averlo al mio fianco. Era lui che mi accarezzava e mi toccava facendomi sussultare di emozione, mentre le dita affusolate del giovane avanzavano ballerine fra le labbra della mia dolce e ritrovata resurrezione.
I suoi folti e biondi ricci d’angelo cadevano sulla mia pelle rendendo piacevolmente turgidi i miei seni. Poi, come un selvaggio essere notturno arrancò su ciò che era rimasto dell’umile gonna del mio vestito. La strappò gettandola tra l’erba del giardino circostante.
All’improvviso non mi importò più nulla, se qualcuno ci avesse trovati o se qualcuno mi avesse riconosciuta.
Non mi accorgevo neanche più della gravità del mio folle gesto. Ero arrivata fin lì per dare addio al corpo del mio amato e guardare negli occhi l’uomo che me lo aveva portato via. E invece?
Adesso, stavo facendo l’amore con il suo assassino. Per giunta,il suo fratello gemello.
Piccoli e gentili morsi intorno al mio ombelico mi spingevano a volere ancora di più, poi quando  affondò la sua sublime lingua dentro di me, lasciò danzare il mio corpo attraverso poderosi amplessi di selvaggia gioia.
Le sue febbricitanti labbra bagnarono il mio collo fino al mento. Lì trovarono la mia bocca vogliosa del loro sapore, mentre un dolce e profondo bacio unì il nostro desiderio.
Le mie mani cercarono avidamente i suoi pettorali e quell’odore così virile e maschile, poi le mie dita tremanti indugiarono disperatamente all’altezza del bacino scendendo a trovare una pungente peluria. Là giaceva impellente il meraviglioso vigore di quell’uomo.
Lui comprendendo quel desiderio guidò le mie mani lungo la sua poderosa virilità, poi divaricando le mie gambe cavalcò ansimante il mio corpo.
Mi sentivo come una conchiglia da tempo abbandonata e ora nuovamente cullata dal mare.
Gridolini di infinito piacere scuotevano la mia schiena, mentre le nostre mani si intrecciavano e si sostenevano a vicenda. Poi quando il suo folle desiderio mi colse da dietro, l’ebbrezza di quel piacere lasciò affondare le mie unghie lungo le sue braccia, che mi avvolgevano tenere e protettive.
Lasciarono la fulminea forma di una mezzaluna bianca sulla sua pelle abbronzata, mentre le mie natiche sorreggevano la sua vibrante forza. Poi tempestando di violenti baci le mie natiche, mi fece volare verso un piacere mai conosciuto.
La sua mano incontrava la mia scendendo dove la mia femminilità cavalcava la fantasia e incontrava la rude asprezza che l’erba trovava fra la terra del giardino.
Entrambi sudati e soddisfatti ci sorridevamo a vicenda, poi voltandomi verso la luna piena di quella notte ritrovai ancora una volta il suo viso stanco ma felice.
Fu lì che il passato e l’amara verità non ebbero più senso. Avevo ritrovato quegli occhi di giada. 
Il mio Markus non era scomparso per sempre. Non avevo atteso invano.
‘E’ stato bellissimo, Selena. Ti ho amato fin dal primo istante che ti ho vista. Non so come abbia fatto a tacere per tutti questi anni. Ma tu amavi mio fratello…. L’ho sempre saputo.’
Mi risvegliai da quel dolce e piacevole intorpidimento pieno di travolgente passionalità.
Poi, ritrovando un piccolo barlume di ragione, sussurrai.
’Lo amo ancora e lo amerò per sempre.’


L'AUTRICE

Francesca Ghiribelli è nata a Piombino (Li); è ragioniera programmatrice. Fin da sei anni ha coltivato la passione per la poesia e la scrittura. Ha ricevuto il primo premio nel concorso nazionale “Maribruna Toni 2009” per un racconto 'inedito' e per il   libro di poesia Un'altalena di emozioni..
Per lei non esiste migliore strumento di un foglio bianco dove poter riversare le sue ispirazioni, pensieri e speranze dell'anima da condividere con i lettori, fedele al suo principio “che l'unico segreto che anima la vita è l'emozione di saperla vivere completamente.”
Vedi la sua pagina Facebook, qui: http://it-it.facebook.com/fraghi88


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