sabato 18 dicembre 2021

RECENSIONE Era il tempo dei sette venti DI MARIA TERESA BARNABEI

 


 

 


 

 


 

 

 

TRAMA

 

"Era il tempo dei sette venti": uno spaccato di vita quotidiana di un uomo già avanti con l'età che vive la malattia della moglie e la sua dipartita mescolata a una strana esperienza d'amore; una storia di padre e nonno, di politico; di flashback ben equilibrati; di solitudine e di riflessioni; di non sterilità interiore dell'autrice. Con queste poche righe potremmo già sintetizzare il romanzo della scrittrice Prof.ssa Maria Teresa Barnabei, dall'incipit che silenziosamente ci immerge nella sofferenza di una donna e di un uomo fra rumori e atmosfere tipici di un ospedale. Ma "Era il tempo dei sette venti" è altro. E' una storia d'amore? E' la storia d'amore di Alfredo, con le sue passioni umane e politiche? No. E' la storia d'amore politico di Alfredo intrecciata al pensiero della scrittrice Maria Teresa Barnabei? E' forse una storia di viaggi fra i ricordi del passato, è il sapore di una vita vissuta fra le maglie della ragione politica (nella teoria come nella prassi) che si coglie nelle sequenze narrative riflessive, in fondo riflessioni del protagonista Alfredo. Ma Alfredo non è soltanto il protagonista del romanzo: Alfredo è Maria Teresa, Alfredo siamo noi, tutti. Attraverso sette venti (di cui soltanto sei reali e uno metaforico) Maria Teresa Barnabei delinea i cambiamenti strutturali del panorama politico italiano dal 2007 al 2021 in base ai suoi ideali concretizzati nell'esperienza politica che tutt'oggi le consente di mantenere viva quella passione insita nell'animo umano.

 

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RECENSIONE

 

Una storia nella storia, tanti spaccati di esistenza in un solo libro. Ma come si può classificare tale opera? Inutile chiederselo: il lettore deve leggere, proseguire, perdersi in una storia che parla di un uomo di una certa età che vive la malattia della moglie, sofferenza e dolore estremi; dentro c’è però anche un’esistenza che narra non solo di un uomo, ma pure di un politico. Ebbene, sì, la politica: uno dei temi centrali del libro. Il protagonista Alfredo, però ci racconta anche del suo passato, del suo presente, del suo essere nonno, di solitudine e di pensieri introspettivi che intarsiano la sua vita. La prof scrittrice Bernabei ci mostra il percorso di un uomo, come Alfredo, e della sua donna, un percorso impregnato dell’asettico odore degli ospedali, dove la malattia della moglie corrode la vita di lei e uccide il cuore di lui, poco a poco. E il titolo è quello che più rende particolare e suggestivo il libro in sé. Già, perché incuriosisce il lettore e chi legge si renderà conto che questo è un romanzo, dove ogni genere si intreccia, non ne ha uno univoco. L’amore, la passione e la vita vissuta per la politica, ma anche la passione esistenziale, il viaggio tra ricordi e flashback, la riflessione interiore e molto altro si intrecciano fra le righe di quest’opera. Un’opera che l’autrice ci rende familiare, perché un Alfredo si cela in ognuno di noi. La voce della Bernabei diventa la voce di Alfredo e viceversa, dove il titolo rappresenta i sette venti in cui si mischiano realtà e fantasia metaforica, mostrando e narrando anche il “paesaggio” politico della nostra Italia con i suoi cambiamenti più o meno repentini avuti negli ultimi anni. Una trama che sa di romanzo umano trattando senza annoiare anche una tematica difficile come la politica dei nostri tempi.

 

 

FRANCESCA GHIRIBELLI

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