venerdì 29 maggio 2020

Recensione L’altra prigionia di Laura Maggi e Giorgio Albertazzi (collaboratore)














Dettagli prodotto
·  Formato: Formato Kindle
·  Dimensioni file: 1484 KB
·  Lunghezza stampa: 191
·  Editore: laura maggi (31 gennaio 2019)
·  Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
·  Lingua: Italiano
·  ASIN: B07NBZ7CWV

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Una recensione tratta dal periodico "Liberi" curato
dall'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, n° 3-4 del 2015






 
Una dedica di Giorgio Albertazzi che ha letto e apprezzato il libro dell’autrice. Dice: “Buon libro, bella scrittura e una storia italiana appassionante”.



Prestigiosi riconoscimenti ricevuti dall’autrice Laura Maggi


SINOSSI ROMANZO 

La storia di Dino, classe 1920, inizia alla fine di Gennaio, quando riceve la cartolina per l’arruolamento: aveva appena compiuto vent’anni e già si preannunciavano i venti di quella guerra che il duce aveva fretta di dichiarare per poi partecipare alla spartizione del bottino  promesso dal furher con le sue iniziali e folgoranti vittorie.
La prigionia di Dino inizia in terra d’Africa, con la resa all’esercito inglese e il trasferimento in India, situazione non diversa da tutte quelle capitate al nostro esercito completamente sbaragliato; ma è lo spostamento in Inghilterra che rende umana, “altra”, quella detenzione.
Le memorie e le emozioni di Dino sono una testimonianza diretta di quegli eventi, un racconto individuale che cerca di dare un volto umano alla guerra e alle sue conseguenze, con il desiderio di affidare al tempo le voci dei ragazzi di allora, oggi flebili o zittite dall'inesorabile trascorrere degli anni.

RECENSIONE
Un romanzo d’altri tempi, una testimonianza storica e biografica di un personaggio che alla fine è uno come noi, ma che ci riporta alla seconda guerra mondiale, un’epoca difficile e lontana. Un’epoca che vissuta o non vissuta da ognuno di noi in prima persona, fa parte allo stesso di noi, perché ha scritto il nostro passato, trasformandolo nel nostro presente e proiettandolo in un imminente futuro. Dino Casanovi, è il protagonista del libro, classe 1920 e sulle spalle un bagaglio umano che si chiama secondo conflitto mondiale.
Un titolo romanzesco evocativo perché descrive una parte di storia ambientata in quel periodo, ma che dal punto di vista di prigionia, viene meno trattata di altri. Si vivono attraverso il Casanovi le memorie dei soldati prigionieri nei Pow camp inglesi. Anche lui era uno di quei soldati e sottolinea in questo racconto di vita e di guerra come tale periodo storico non venga preso in analisi e in considerazione come le tante altre prigionie durante la seconda guerra mondiale.
 Attraverso questo libro-testimonianza fra le pagine si percepisce il cuore di un uomo che piange e che fa inchinare la sua anima di fronte a questo suo racconto individuale mostrando il desiderio di poter trovare dentro di sé un valido perché alla sua prigionia e soprattutto un significativo motivo all’esistenza della guerra, in generale.
Leggendo il romanzo, si scopre come l’autrice abbia trovato la chiave giusta al giorno d’oggi per narrare una storia non banale e soprattutto esplicativa per rispolverare una parte storica rimasta troppo in silenzio grazie all’omertà degli anni. L’unico possibile strumento è proprio quello di ripercorrere tale verità con l’aiuto di quei giovani, all’epoca diretti protagonisti di tale scempio. Attraverso i Pow camp inglesi Dino dall’Africa, con la resa all’esercito inglese, arriva fino in India e narra ogni tappa del suo viaggio con minuzia e vivo interesse senza abbassare il tono neanche nella sua parte più dolorosa. Quando Dino giungerà in Inghilterra, sarà allora che il lettore capirà il vero significato de L’altra prigionia.
Partenza e ritorno, gioia e sofferenza, rinunce, lacrime e sorrisi accennati per riuscire a continuare il viaggio per rivedere la luce e soprattutto portare la lanterna di una testimonianza fondamentale agli occhi dei nostri giorni. E l’autrice riesce a far raccontare a Dino anche le parti più crude con quella nota di sognante e viva speranza che fa ricordare quella della fantasia di un bambino. Un po’ come il personaggio di Benigni ne La vita è bella. Perché la parte più drammatica non è solo quella vissuta dai soldati nei campi tedeschi. Anche nei Pow camp inglesi c’è la paura della morte, si ha il terrore di non poter rivedere i propri cari. A quei tempi in Maremma non era come ora o si rischiava la vita in guerra o in miniera e Dino l’ha rischiata in guerra, quando apprende la notizia ricevendo la cartolina per l’arruolamento. L’amore della famiglia di Dino che traspira e batte in ogni pagina e l’affetto che lui stesso nutre per loro imprime l’inchiostro di tutto il libro.
Ma il prezioso contributo è dell’autrice che grazie al suo lavoro certosino è riuscita a strappare una fra le ultime e più importanti testimonianze direttamente dalla viva voce di Dino Casanovi su un periodo storico reso buio, ma altrettanto essenziale ai nostri occhi.  

E come non regalare una mia poesia a questa significativa ed emozionante lettura.
Bacio di carta
Oggi il cielo è invaso di morte,
quegli occhi selvaggi che parlan di sorte,
mentre tutto volteggia nella vana speranza
che su questa terra il male sia già abbastanza.
Dentro le case
urla disperate
per chi combatte ancora sotto le armate:
dove la luce non trova buio
e l’oscurità non trova sole.
Sono lacrime versate
le piccole gocce di sale
che adesso rendono più amaro questo mare,
fino a ieri la sua anima color cobalto
navigava tra sogni di gloria,
adesso il suo perduto panorama
fa da sfilata storica
a questi corpi senza memoria.
Si innalza orgogliosa la vittoria,
ma il cuore nell’angoscia non ha posa,
c’è chi ha perso per sempre il sorriso
e tu, piccolo grande cuore mio,
hai ceduto in cambio la tua esistenza,
così a me non resta altro che questa lettera,
il tuo ultimo bacio di carta per la vita.

Francesca Ghiribelli

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