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Formato Kindle
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stampa: 191
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laura maggi (31 gennaio 2019)
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da: Amazon Media EU S.à r.l.
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Italiano
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B07NBZ7CWV
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ESTRATTO LIBRO
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Una recensione tratta dal periodico "Liberi"
curato
dall'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, n° 3-4 del 2015
dall'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, n° 3-4 del 2015
Una dedica di Giorgio Albertazzi che ha letto e apprezzato
il libro dell’autrice. Dice: “Buon libro, bella scrittura e una storia italiana
appassionante”.
Prestigiosi
riconoscimenti ricevuti dall’autrice Laura Maggi
SINOSSI ROMANZO
La storia di Dino, classe 1920,
inizia alla fine di Gennaio, quando riceve la cartolina per l’arruolamento:
aveva appena compiuto vent’anni e già si preannunciavano i venti di quella
guerra che il duce aveva fretta di dichiarare per poi partecipare alla
spartizione del bottino promesso dal furher con le sue iniziali e
folgoranti vittorie.
La prigionia di Dino inizia in terra d’Africa, con la resa all’esercito inglese e il trasferimento in India, situazione non diversa da tutte quelle capitate al nostro esercito completamente sbaragliato; ma è lo spostamento in Inghilterra che rende umana, “altra”, quella detenzione.
Le memorie e le emozioni di Dino sono una testimonianza diretta di quegli eventi, un racconto individuale che cerca di dare un volto umano alla guerra e alle sue conseguenze, con il desiderio di affidare al tempo le voci dei ragazzi di allora, oggi flebili o zittite dall'inesorabile trascorrere degli anni.
La prigionia di Dino inizia in terra d’Africa, con la resa all’esercito inglese e il trasferimento in India, situazione non diversa da tutte quelle capitate al nostro esercito completamente sbaragliato; ma è lo spostamento in Inghilterra che rende umana, “altra”, quella detenzione.
Le memorie e le emozioni di Dino sono una testimonianza diretta di quegli eventi, un racconto individuale che cerca di dare un volto umano alla guerra e alle sue conseguenze, con il desiderio di affidare al tempo le voci dei ragazzi di allora, oggi flebili o zittite dall'inesorabile trascorrere degli anni.
RECENSIONE
Un romanzo d’altri tempi, una testimonianza storica e
biografica di un personaggio che alla fine è uno come noi, ma che ci riporta
alla seconda guerra mondiale, un’epoca difficile e lontana. Un’epoca che
vissuta o non vissuta da ognuno di noi in prima persona, fa parte allo stesso
di noi, perché ha scritto il nostro passato, trasformandolo nel nostro presente
e proiettandolo in un imminente futuro. Dino Casanovi, è il protagonista del
libro, classe 1920 e sulle spalle un bagaglio umano che si chiama secondo
conflitto mondiale.
Un titolo romanzesco evocativo perché descrive una
parte di storia ambientata in quel periodo, ma che dal punto di vista di prigionia,
viene meno trattata di altri. Si vivono attraverso il Casanovi le memorie dei
soldati prigionieri nei Pow camp inglesi. Anche lui era uno di quei soldati e
sottolinea in questo racconto di vita e di guerra come tale periodo storico non
venga preso in analisi e in considerazione come le tante altre prigionie
durante la seconda guerra mondiale.
Attraverso
questo libro-testimonianza fra le pagine si percepisce il cuore di un uomo che
piange e che fa inchinare la sua anima di fronte a questo suo racconto
individuale mostrando il desiderio di poter trovare dentro di sé un valido
perché alla sua prigionia e soprattutto un significativo motivo all’esistenza
della guerra, in generale.
Leggendo il romanzo, si scopre come l’autrice abbia
trovato la chiave giusta al giorno d’oggi per narrare una storia non banale e
soprattutto esplicativa per rispolverare una parte storica rimasta troppo in
silenzio grazie all’omertà degli anni. L’unico possibile strumento è proprio
quello di ripercorrere tale verità con l’aiuto di quei giovani, all’epoca
diretti protagonisti di tale scempio. Attraverso i Pow camp inglesi Dino dall’Africa,
con la resa all’esercito inglese, arriva fino in India e narra ogni tappa del
suo viaggio con minuzia e vivo interesse senza abbassare il tono neanche nella
sua parte più dolorosa. Quando Dino giungerà in Inghilterra, sarà allora che il
lettore capirà il vero significato de L’altra prigionia.
Partenza e ritorno, gioia e sofferenza, rinunce,
lacrime e sorrisi accennati per riuscire a continuare il viaggio per rivedere
la luce e soprattutto portare la lanterna di una testimonianza fondamentale
agli occhi dei nostri giorni. E l’autrice riesce a far raccontare a Dino anche
le parti più crude con quella nota di sognante e viva speranza che fa ricordare
quella della fantasia di un bambino. Un po’ come il personaggio di Benigni ne
La vita è bella. Perché la parte più drammatica non è solo quella vissuta dai
soldati nei campi tedeschi. Anche nei Pow camp inglesi c’è la paura della
morte, si ha il terrore di non poter rivedere i propri cari. A quei tempi in
Maremma non era come ora o si rischiava la vita in guerra o in miniera e Dino
l’ha rischiata in guerra, quando apprende la notizia ricevendo la cartolina per
l’arruolamento. L’amore della famiglia di Dino che traspira e batte in ogni
pagina e l’affetto che lui stesso nutre per loro imprime l’inchiostro di tutto
il libro.
Ma il prezioso contributo è dell’autrice che grazie al
suo lavoro certosino è riuscita a strappare una fra le ultime e più importanti
testimonianze direttamente dalla viva voce di Dino Casanovi su un periodo
storico reso buio, ma altrettanto essenziale ai nostri occhi.
E come non regalare una mia poesia a questa
significativa ed emozionante lettura.
Bacio di carta
Oggi il cielo è invaso di morte,
quegli occhi selvaggi che parlan di sorte,
mentre tutto volteggia nella vana speranza
che su questa terra il male sia già abbastanza.
Dentro le case
urla disperate
per chi combatte ancora sotto le armate:
dove la luce non trova buio
e l’oscurità non trova sole.
Sono lacrime versate
le piccole gocce di sale
che adesso rendono più amaro questo mare,
fino a ieri la sua anima color cobalto
navigava tra sogni di gloria,
adesso il suo perduto panorama
fa da sfilata storica
a questi corpi senza memoria.
Si innalza orgogliosa la vittoria,
ma il cuore nell’angoscia non ha posa,
c’è chi ha perso per sempre il sorriso
e tu, piccolo grande cuore mio,
hai ceduto in cambio la tua esistenza,
così a me non resta altro che questa lettera,
il tuo ultimo bacio di carta per la vita.
Francesca Ghiribelli
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