mercoledì 17 agosto 2016
RECENSIONE E ANALISI DEL TESTO DI 'DOVE VANNO A DORMIRE LE NUVOLE' DI GIULIANA C. MATTHIEU
RECENSIONE DI 'DOVE VANNO A DORMIRE LE NUVOLE' DI GIULIANA C. MATTHIEU
Genere: Letteratura italiana
Editore: Ibiskos Ulivieri
Data uscita: 31/07/15
Formato Rilegato
Ean: 9788878419384
Prezzo: Euro 12,00
Collana: Le zagare
Pagine: 72
Lingua Italiano
SINOSSI
Disarmanti le donne di Giuliana Matthieu. Soffrono in silenzio accettando limiti imposti all'esistenza...
Citazione dal racconto 'Lisa'
'Ma dove vanno a dormire le nuvole, si chiedeva Lisa alzando gli occhi al soffitto celeste. Dove si rintanano al momento del sonno, quando la natura si zittisce e gli uomini credono all'immortalità in letti di ottone.'
RECENSIONE
Un libro che lascia una scia dietro di sé. Ogni parola di questo testo disarma il lettore, lo sconvolge attraverso il turbine di tristi emozioni che la vita può rappresentare; ma alla fine tutto porta a una sorta di rinascita interiore per l'autrice e per chi assapora le sue sensazioni tramite uno stile narrativo elegante e impreziosito da una struttura poetica, che respira internamente una metrica classica evocativa. Essa non lascia indenne la sensibilità di chi legge. Tanti racconti che narrano di figure femminili, in cui ci ritroviamo per certi versi affini. Già, perché la vita è cruda, è quasi come un boccone di fiele, ma l'universo della Matthieu prende proprio in analisi il difficile mondo delle donne. Coloro che molto spesso vengono delineate come il 'sesso debole'. Il libro è anche una sorta di riscatto per la voce di ognuna di loro, che si ritrova a combattere contro il suo universo interiore fatto di dubbi e propri ideali, ma anche a vedersela con la società concreta e reale di tutti i giorni, la quale sfiora le loro anime di dispiaceri, forti mancanze e disumani sacrifici.
La scrittrice però sottolinea che c'è anche un mondo spirituale, una specie di dimensione meditativa, dove una forza invisibile ci aiuta a proseguire nel nostro cammino, facendoci vedere alla fine del tunnel una speranza.
La speranza che un Dio ci fa pagare con numerosi affanni quotidiani, ma che infine ci può regalare qualche sollievo, infondendoci briciole di fiducia per farci innamorare ancora una volta della vita.
Ogni brano mi ha colpito nella sua singolarità e nella sua trepidante emozionalità, perché la Matthieu ci suggerisce quasi di dover prima comprendere la negatività della vita nella sua forma più assoluta, così soltanto in seguito potremo finalmente trovare la giusta dimensione per poter vivere l'assordante pace dell'esistenza. Sì, perché soltanto così le nostre orecchie si saranno abituate al rumore incessante dei giorni e riusciranno a farlo diventare silenzio e infinita pace dei nostri sensi.
I racconti che mi sono rimasti nel cuore sono 'Edda' per la tangibilità descrittiva, con cui chi scrive inebria le sensazioni del lettore aprendogli gli occhi su un finale crudo ma fin troppo reale; 'Ersilia', dove ognuno di noi si rispecchia un po' ritrovandosi simile alla protagonista per il fatto di essere consapevoli di vivere in una società, che non conosce più la pazienza e la voglia di ascoltare; 'Ester', donna madre, tipica figura femminile contadina, dove il mondo si è fermato ad arcaici principi e la protagonista è destinata a perire sotto le fauci di un destino reso fin troppo scontato dalle circostanze; 'Gelsa', la strega buona di altri tempi, vittima dei pregiudizi della gente che la porteranno a dubitare di se stessa e a rubarle ogni speranza di vita; 'Lisa', brano centrale per il tema del libro, qui si comprende alla perfezione il senso della raccolta, perché il brivido di abbandono del personaggio scivola 'altrove',là dove il desiderio di vivere si ritrova nella curiosità di conoscere 'dove vanno a dormire le nuvole'; infine 'Rosa', qui l'importante viaggio fra ieri e oggi divide in due protagoniste la stessa donna sempre per poter ritrovare il sapore del passato nel presente.
L' unico modo è rompere ogni tipo di spazio e tempo per scoprire se esiste veramente una 'terra di mezzo' spirituale, in cui regna la felicità della vita.
Non credo di aver mai incontrato fra le mie letture inerenti a racconti brevi, una simile maestria ad esporre la vibrazione che fuoriesce dalle parole. E' complicato immedesimarsi nella forma di narrativa breve, regalando a chi legge anche il sapore della poesia.
Un romanzo particolare e introvabile in altre penne, davvero eccellente.
La lettura dura quasi l'istante di un sogno, proprio come le nuvole che si rincorrono in cielo per scoprire se esiste veramente un domani scritto dagli angeli. Quel domani che potrebbe diventare un presente e un futuro da vivere con gli occhi dei ricordi. Un libro da leggere e rivivere come i fotogrammi di un film essenziale e profondo per chi non ha ancora scoperto la 'poesia' della vita.
ANALISI DEL TESTO
Un libro che lascia una scia dietro di sé. Ogni parola di questo testo disarma il lettore, lo sconvolge attraverso il turbine di tristi emozioni che la vita può rappresentare; ma alla fine tutto porta a una sorta di rinascita interiore per l'autrice e per chi assapora le sue sensazioni tramite uno stile narrativo elegante e impreziosito da una struttura poetica, che respira internamente una metrica classica evocativa. Essa non lascia indenne la sensibilità di chi legge. Tanti racconti che narrano di figure femminili, in cui ci ritroviamo per certi versi affini. Già, perché la vita è cruda, è quasi come un boccone di fiele, ma l'universo della Matthieu prende proprio in analisi il difficile mondo delle donne. Coloro che molto spesso vengono delineate come il 'sesso debole'. Il libro è anche una sorta di riscatto per la voce di ognuna di loro, che si ritrova a combattere contro il suo universo interiore fatto di dubbi e propri ideali, ma anche a vedersela con la società concreta e reale di tutti i giorni, la quale sfiora le loro anime di dispiaceri, forti mancanze e disumani sacrifici.
La scrittrice però ci fa comprendere che c'è anche un mondo spirituale, una specie di dimensione meditativa, dove una forza invisibile ci aiuta a proseguire nel nostro cammino, facendoci vedere alla fine del tunnel una speranza.
La speranza che un Dio ci fa pagare con numerosi affanni quotidiani, ma che infine ci può regalare qualche sollievo, infondendoci briciole di fiducia per farci innamorare ancora una volta della vita.
La prima storia dal titolo 'Angela' è davvero toccante, sfiora le corde dell'anima, intessendo quasi una melodia malinconica che ci mostra la figura della 'suora dai polmoni stinti' come un profilo femminile, seppur in fin di vita, al contempo pieno di una possibile fiducia nella morte che si avvicina.
Una visione onirica, dove sarà possibile vivere ciò che la vita terrena non le ha permesso di fare. La fine della sua esistenza sarà una rivincita personale attraverso il paragone metaforico del mare. La protagonista attribuisce ad esso il merito di una possibile guarigione da tutti i suoi mali trovando finalmente il respiro di un nuovo orizzonte 'altrove', al di là di ogni filo terreno.
In seguito 'Clotilde' trasuda il desiderio dell'autrice di descrivere e far vibrare il ciclo della natura attraverso il mondo della campagna. I colori e gli odori delle stagioni fanno da sottofondo a questa storia sofferta dalla conclusione tragica.
La scrittrice racchiude tutto in una frase 'la campagna le andava giusta come una maglia su misura.' La vita della protagonista vive in una sfera di 'panismo' con l'ambiente circostante, ma nonostante le innumerevoli domande che si pone, non trova mai la giusta risposta, forse proprio perché non riesce a trovarne il tempo o non ne vuole trovare. La sua esistenza è direttamente proporzionale allo scandire dei principi della natura. Quella di Clotilde però si concluderà come una vera lotta contro il tempo, quasi volendo abbatterne la pigrizia per compiere il suo dovere verso i cari figli.
Nel terzo racconto 'Edda' durante la lettura sembra quasi di inspirare i profumi che ancora una volta questa donna di campagna ci descrive con tanto amore. Per questo il brano è molto simile al precedente come ambientazione e argomento. Una vita dedicata alla natura e alla famiglia, ma improvvisamente giunge il fatidico momento in cui lo stato di salute non permette più di svolgere l'amata esistenza del passato. Così la mente di Edda vaga nei ricordi riflettendo sulla possibile e combattuta scelta di vendere la sua cara dimora.
Alla fine sarà il destino a liberarla da quella difficile decisione, perché esso la porterà a vivere nello 'spazio verde, dove la casa è di tutti, non più soltanto tua.'
La storia di 'Ersilia' sembra apparentemente comune a quella di Clotilde e Edda per le assonanze di una vita semplice e spartana, ma la Matthieu ha voluto raccontarla da un diverso punto di vista. Una giovane donna dalla poca bellezza fisica, ma con un fascino tutto suo negli occhi e nella mente. Quest'ultima così celata agli altri, ma la quale possiede un'indole buona e sensibile. Una delle poche persone che nel suo minuscolo paese sa ascoltare e vivere della vita altrui. Nel momento in cui tutti si chiedono per quale misterioso motivo non parla mai di se stessa giungerà l'occasione, in cui anche lei affiderà la sua storia agli altri. Ed è qui che la scrittrice ci fa meditare sulla verità che accomuna ogni tipo di società odierna e passata: la gente preferisce di gran lunga essere ascoltata, anziché ascoltare.
La pazienza è la virtù dei forti, ma con il passare del tempo è andata sempre più scomparendo nel cuore delle persone. Per questo Ersilia non si è mai aperta con nessuno, ma quando lo ha fatto l'ha pagata davvero cara, riuscendo infine a diventare ancora più 'randagia' di prima nei confronti della vita.
Il brano che narra della figura femminile di 'Ester' è ancora più tragico degli altri, perché la protagonista viene rappresentata come una Madonna che deve dare alla luce suo figlio. Il bambino ha voglia di venire al mondo all'improvviso e prima del tempo prestabilito, proprio quando il marito più anziano di lei e le altre donne sono fuori nei campi. L'autrice sottolinea in queste righe quanto la figura della donna venga penalizzata, ma soprattutto circoscritta ad una funzione solo dedita al lavoro e alla maternità, portando avanti la generazione.
Il caso di Ester non sarà felice perché morirà perfino consapevole della morte del figlio. Un brano travolgente dal punto di vista esistenziale e dall'altra drammatico per farci aprire gli occhi di fronte alla poca considerazione, con cui la donna viene ancora valorizzata.
A metà del libro ecco giungerci invece il volto di 'Gelsa', una donna di paese dalle misteriose e antiche doti di strega buona. Grazie alle sue erbe magiche intinge i corpi dei neonati per dare pace ai loro tormentati sonni, ma soprattutto si prende cura di ogni essere vivente senza però esserne ripagata.
Un giorno si renderà conto che verrà designata dalla maggioranza del paese e dal prete come una figlia del demonio.
Sarà allora che Gelsa, donna maremmana dal cuore d'oro perderà il suo uomo, rendendosi così conto di non essere mai stata una vera strega, ma soltanto una comune mortale con l'ingenua convinzione che anche nel cuore altrui albergasse lo stesso amore esistente nel suo.
Non dovremmo mai illuderci troppo sul fatto che gli altri siano capaci o disposti a donarci lo stesso tipo di sentimento che noi saremmo disposti a dare.
Il testo che parla di 'Gemma' è un brano più impervio, esso tocca un tasto originale e tuttora odierno. La personalità di una donna che vive da anni nella stessa 'camera d'albergo'. Gemma attende ogni domenica d'estate che il suo uomo vada a farle visita. Alla fine l'autrice ne delinea il ricordo negli sfuggevoli tratti maschili di una foto appesa al muro. Per la protagonista arriverà il momento in cui si sentirà troppo vecchia per vestirsi in modo elegante e attendere l'arrivo di un altro agosto per vedere finalmente chi ama.
Questa storia vista dagli occhi degli altri viene definita come una fantasia della donna ormai anziana, ma sarà proprio il destino a portarla via prima di aver esaudito il suo amato desiderio. Sarà lì che il cuore altrui finalmente concederà un pezzo di verità a quella follia d'amore senza tempo.
Il racconto dal titolo 'Luna' è il pezzo più difficile da comprendere nell'arco di tutto il libro. La bravura di Giuliana Matthieu sta nel lessico, ma soprattutto nel riuscire a dare voce a tanti argomenti visti da ogni punto di vista femminile attraverso gocce di poetica romanzata.
Fra queste righe si respira il confronto fra passato, presente ed un appena percettibile futuro. Un futuro però di cui la 'Luna' di oggi non può far parte, perché i suoi occhi e il suo cuore vivono 'in un tempo che fu'.
Prima l'incontro con l'uomo del sax, poi tutto all'improvviso diventa polvere del tempo.
La scrittrice ambienta la circostanza su una metaforica giostra degli attimi, in cui si chiede chi scenderà per primo. La giostra però si trasforma più in una stazione ferroviaria al passo con i tempi, dove la nostra protagonista si sente quasi fuori posto e ancora una volta è pervasa dai ricordi.
In 'Elvira' si nota ancora un analogo sentore con una evidente poetica di 'panismo'. Il personaggio decide improvvisamente quasi come l'imminente arrivo di un temporale di voler sconfiggere completamente le ombre della sua vita e poter ritornare bambina. Una bambina che desidera raccogliere ciclamini, ma soprattutto qui troviamo finalmente una piccola quasi impercettibile assonanza con il titolo del libro. Già, perché Elvira si denuda dei dubbi e parla con le nuvole, quasi volendo scoprire dove si dirigono. Il modo per dialogare con loro lo troverà infine 'saltando il fosso con i piedi uniti'. Secondo lei, solamente così sarà sicura di tornare veramente bambina. La liberazione dalla vita terrena diventerà l'unico modo per essere amica delle nuvole.
Se questo racconto sfiora il significato racchiuso nel titolo della raccolta, stavolta 'Lisa' lo impersona completamente. Parole che imprimono a fuoco vivide emozioni nel lettore che non può non impersonarsi nella profonda sensibilità della scrittrice. Qui si tocca del tutto una dimensione scritturale eccelsa. Lisa è una donna consumata dal suo lavoro come operaia di una fabbrica: il rosso del minerale che lava è dappertutto persino addosso ai suoi figli. Per questo è stanca della vita che conduce, anche se la prole la costringe a rimanere con i piedi per terra, il suo più forte sogno è sapere 'dove vanno a dormire le nuvole'. E qui l'autrice inserisce 'meraviglie' di versi che trasformano la prosa in mistica poetica. Non credo di aver mai incontrato fra le mie letture inerenti a racconti brevi, una simile maestria ad esporre la vibrazione che fuoriesce dalle parole. E' complicato immedesimarsi nella forma di narrativa breve, regalando a chi legge anche il sapore della poesia. Ritornando a Lisa, la donna desidera rubare il tempo ai giorni e sarà proprio una lunga malattia a venirla a prendere fra le braccia 'dell'uomo che da tempo cavalca lo spazio.'
Al suo arrivo potrà finalmente avere le nuvole davanti agli occhi e sapere dove vanno a rintanarsi durante il loro sonno. Lì Lisa saprà cosa significa davvero 'respirare'.
Il breve testo 'Maddalena' ci fa ascoltare in lontananza le strazianti grida di un passato che non può tornare. L'autrice stavolta paragona l'attesa di un possibile futuro attraverso l'immagine del mare. Le onde che si infrangono ripetutamente e consumano un presente vuoto, analogo alla foto di una battigia scossa dalle maree. Maddalena nonostante i dolori e le perdite subite nei suoi trascorsi desidera andare incontro alla pace eterna e interiore, mettendo da parte ogni dispiacere e ricordando le promesse di un sole ormai pallido.
Esso la spingerà ancora a credere nell'imminenza di un miracolo che forse non avverrà mai.
'Rosa', è veramente un'opera sorprendente nella sua infinitesimale sensibilità. Il personaggio si sdoppia in due persone. Una 'Rosa' giovane e spensierata, colei che 'odora' di campagna nell'anima e nel cuore. Dall'altra invece una 'Rosa' che con il passare degli anni si accorge che intorno nessuno più si accorge della bellezza delle piccole cose e corre dietro ad una vita frenetica e quasi vuota. La morale che si evince dal brano è un dialogo interiore, con cui la 'Rosa' di un tempo mette in guardia la 'Rosa' di oggi. Già, lo fa quasi intimandole di non lasciarsi andare, ma la 'Rosa' odierna per la fretta di rivivere le sensazioni provate dagli anni che furono, smette di 'cantare' e si abbandona alla polvere del tempo.
Nel racconto 'Vittoria' l'autrice si sofferma maggiormente non più su una descrizione di ciò che circonda il personaggio in questione, ma tratta con profonda attenzione ogni tratto fisico e caratteriale della protagonista.
L'esile fisico della donna e la sua riservatezza si scontrano con il mestiere più antico che esiste e che lei stessa svolge. Una 'cortigiana' di altri tempi, che non appena si accorge di non poter essere più seducente e all'altezza del suo compito, smette di ricordare.
Rimembra a malapena le cose piacevoli, lei incapace di svelare la sua vera intimità alle persone, incapace di lasciarsi andare per amare davvero. Ed ecco che preferisce 'l'odore dell'inverno' e 'i suoi pesanti vestiti' alla leggerezza dell'estate.
Il volto di 'Giovanna' espone il forte desiderio della protagonista di poter rivivere e tornare ad annusare o assaporare la sua giovinezza. Un'età fatta di colori e dimensioni fantastiche inneggianti attraverso l'autrice figure retoriche di paesaggi dalle descrizioni meravigliose.
Peccato che Giovanna consumi il tempo nell'attesa che qualcosa cambi o si ripeta tramite le vibrazioni del passato.
Alla fine scoprirà che le cose più belle sono momentanee e non possono tornare, anzi fanno più male che mai. Esse tradiscono e feriscono i nostri sentimenti più profondi.
L'ultimo brano 'Evelina' chiude uno dei temi centrali del libro, ovvero la voglia di evadere dal quotidiano, dalla stessa vita che con la sua incessante ciclicità si ripercuote sulle nostre anime. Evelina, ragazzina di campagna sogna mondi immaginari e attraverso lei l'autrice ci mostra quanto l'intera umanità per quanto riesca a possedere, sarà sempre eternamente infelice e insoddisfatta, andando alla ricerca di un 'impossibile' colorato di speranza.
Evelina infine sarà accontentata e invitata a sfuggire ai confini della realtà per inseguire il sapore di una favola rosa, che la scrittrice ci fa comprendere, può solo essere raggiunta rompendo ogni filo con la vita terrena.
Quasi un apparente lieto fine per chiudere questo ciclo di racconti, ma che compreso fino in fondo da un lettore attento e consapevole, non si può altro che decifrare come possibile soluzione d'abbandono. Lo sgretolarsi di un respiro terreno sul precipizio che fa da soglia alla vita eterna.
FRANCESCA GHIRIBELLI
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