martedì 16 giugno 2015

RECENSIONE “Nell’antro del misantropo” di Simone Consorti (L’arcolaio, 2014)


Editore L'arcolaio
Formato Brossura
Pubblicato 05/12/2014
Pagine 97
Lingua Italiano
ISBN-13 9788895928937


AUTORE

Simone Consorti è nato a Roma, dove insegna in un Istituto superiore e si occupa di fotografia. Ha esordito con L’uomo che scrive sull’acqua ‘aiuto’n(Baldini eCastoldi,1999; Premio Linus). Ha pubblicato i romanzi: Sterile come il tuo amore(Besa, 2008), In fuga dalla scuola e verso il mondo(Hacca, 2009) e A tempo di sesso(Besa, 2011). I suoi primi versi sono stati raccolti nella silloge Perché ho smesso di scriverti versi(Aletti, 2009).
È possibile ordinare Nell’antro del misantropodi Simone Consorti direttamente dal sito dell’Editrice arcolaio.

RECENSIONE

Una poetica che non pretende di insegnare alcuna morale o di essere propaganda filosofica di vita, ma soprattutto è poesia perché resta tale e non si indora con termini troppo aulici o cade nella volgarità per rendere tributo alla voce di noi comuni mortali.
Il linguaggio di Simone Consorti resta fine a se stesso perché resta tale a come è nato senza cercare scorciatoie per racimolare gloria o applausi.
La poesia è nata per essere solo proiezione della propria anima e del proprio cuore, ed è questo che è senza essere né troppo esaustiva né troppo ermetica.
E la sua poetica pur non forzando nessun tema ha uno stile che raccoglie tutte le sensazioni comuni all'umanità.
Ovvero quella sorta di tragica ripetitività dei nostri giorni che si sommano l'uno all'altro senza avere nessun cambiamento, ma è proprio la sua stessa veridicità poetica ad aprirci gli occhi attraverso versi pieni di dignità, talvolta ironici e fin troppo onesti.
Ed è questo che ci spaventa: trovarci faccia a faccia con la verità del mondo e di noi stessi, le quali vediamo sempre più difficile da ammettere.
Mi piace molto anche la frase presa in esame dall'autore come sorta di 'prologo' per la sua raccolta, ovvero una citazione di Pessoa.
''Porto addosso le ferite
di tutte le battaglie che non ho combattuto.''
Pessoa
La vera sconfitta è proprio quella delle guerre non combattute, perché la vita va affrontata nella sua periodica crisi anche per avere soltanto un attimo di felicità.
Questa è una poetica che denunciando la verità dei fatti fa di se stessa la filosofia della speranza, mostrando versi carichi di opportunità, quell'opportunità che ci permette di riscattare noi stessi dalla furia del mondo.
Simone Consorti con la sua lucida ilarità ci rende partecipi dei nostri errori senza cadere in tragedie quotidiane o in disperate ricerche dell'essere, ma anzi leggendo le sue poesie ci sentiamo denudati finalmente dalle nostre maschere per cercare il nostro vero 'io' tentando di rendere migliore l'aria che respiriamo ogni giorno.
Un libro che dal titolo pare il rifugio di un qualcuno che odia o disprezza l'umanità, ma che in realtà ci consiglia soltanto di rintanarci nella verità delle cose per trovare una volta per tutte la nostra 'isola che non c'è'.

Poesie tratte dal libro

Sto diventando me stesso

Sto diventando me stesso
non ho bisogno di uno specchio per vederlo
sta accadendo proprio adesso
e non c’entra con come mi sento
Tra poco sarò un sasso
immobile e incapace
di fare un solo passo
Non mi aspettare più in là
o domani
non dirmi di stringere
o aprire la mani
o stropicciare gli occhi
davanti al mare immenso
perché sto diventando me stesso.



Niente è così arido come il mare

Niente è così arido come il mare
incapace di generare
una sola alba d’acqua dolce
o di far sentire
indispensabili due gocce


Paroloni

Adesso vi unisce
soltanto l’affitto
nient’altro del patto
da voi sottoscritto
Quel che vi sussurravate piano
con un filo di voce
infinita umiltà
e silenziosi pudori
oggi vi sembrano paroloni




Solo inchiostro

Diceva vienimi dentro
diceva giusto per fare un esperimento
L’esperimento che aveva in mente
aveva l’occhio ceruleo
il volto giocondo e il capello biondo
Io le rispondevo in questo mondo
son capace di schizzare solo inchiostro
Per questo quando se ne andò
mi urlò contro che ero un mostro




Francesca Ghiribelli.

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