COLLANA NARRATIVA NON
FICTION
Titolo: Tracce di
memoria
Sottotitolo: Il mio viaggio nell’olocausto e
ritorno
Autore: Peter Lantos
Pagine: 288+16
Prezzo €
14,90
Dimensioni: 15 x 21.5 cm
Copertina: brossura con
bandelle
Uscita: 2 gennaio 2015
ISBN: 9788809801806
TRAMA
Imparare a contare fino a dieci può
essere un gioco, un piccolo esercizio da condurre insieme alla mamma,
a cinque anni nella spensieratezza della propria camera. Non è lo
stesso se il gioco si trasforma in una pratica di sopravvivenza, per
evitare i geloni alle dita nel freddo della spianata di
Bergen-Belsen, in attesa dell’appello mattutino.
Peter Lantos è
ancora un bambino quando, insieme alla sua famiglia, viene prelevato
dalla casa di Makó, in Ungheria, e rinchiuso prima nel ghetto della
città e poi costretto a un lungo viaggio che lo condurrà al lager
tedesco. Saranno gli americani a trarre Peter in salvo, ma lo
stalinismo sovietico costringerà il ragazzo ad affrontare nuovamente
gli stenti di una vita senza la piena libertà.
Fuggito a Londra e
divenuto adulto, Peter ripercorre le tappe del suo viaggio. Dopo anni
trascorsi a studiare la mente umana come neurologo, non accetta che
il ricordo di quei giorni sia per lui così confuso. Ma la
ricostruzione è molto difficile: i testimoni stanno morendo, i
luoghi hanno cambiato geografia e aspetto.
Aggrappandosi a ogni
indizio e risalendo alle origini di ogni traccia di passato, Peter
ricompone i ricordi. Questo è per lui il modo di tenere viva la
memoria del suo viaggio, e di restituirla a tutti
noi.
L’AUTORE
Peter Lantos è nato nel 1939 a Makó, un
paesino dell’Ungheria, ma ha passato la maggior parte della sua
vita a Londra. Neuroscienziato di fama mondiale, conosciuto per le
sue importanti scoperte sull’Alzheimer, ha rivestito cariche di
prestigio all’Istituto di Psichiatria del King’s
College.
LINK
Link del libro su Giunti narrativa:
Link
della pagina autore sul sito di Giunti narrativa
RECENSIONE
Nonostante io ami questo
periodo storico e storie di questo genere in ambito più romanzesco,
ho trovato questo libro molto bello e interessante.
Non mi ero mai soffermata
molto a leggere questi romanzi sotto forma di testimonianza
autobiografica, devo dire però di essere rimasta impressionata dalla
costruzione dettagliata e nozionistica dal punto di vista sia
storico, sia umano.
In questo libro troviamo
esattamente la reale infanzia di Peter Lantos, prelevato dalla sua
casa d'origine a Makò, un piccolo paese ungherese.
Il racconto si dirama
iniziando dalla descrizione del suo luogo d'origine in dettagli
precisi e anche statistici,la presentazione della sua famiglia,la
prigionia del ghetto nella città,per poi attraversare il doloroso
periodo di deportazione insieme ai genitori, il quale soltanto in
seguito romperà la silenziosa disperazione racchiusa nel cuore di un
bambino di cinque anni.
Già, dalle pagine traspare il
silenzio della sopportazione forzata inerente al periodo di tempo, in
cui all'interno del lager nazista ne vedrà di tutti i colori,
soffrendo di fame e di stenti.
Prima la morte improvvisa
della nonna, poi Peter verrà a conoscenza della morte del padre, che
faceva i lavori forzati in un campo vicino a quello in cui vivevano
lui e sua madre.
Tante perdite, tanta
sofferenza rimasta dentro l'anima in quei momenti in cui chiunque e
soprattutto un bambino si chiede per quale motivo non riesca e non
possa piangere le morti di persone care.
E' la stessa ambientazione del
lager, il periodo politico e lo svolgimento dei fatti del secondo
conflitto mondiale a rendere i prigionieri di quel genocidio quasi
insensibili a tutte le sofferenze forzate a cui sono sottoposti,
senza potersi lamentare o ribellare.
Una storia raccontata dagli
occhi di un bambino che stringe un rapporto particolare con la madre,
quasi un rapporto più che materno: un legame di compagni di viaggio.
Faranno di tutto per
sopravvivere e in questo ambito ho trovato veramente dignitosa e
straordinaria la figura della madre di Peter.
Sarà grazie a lei e ad aiuti
esterni fortuiti che il protagonista riuscirà a restare vivo da
quell'inferno.
Dietro il lavoro della stesura
del libro si notano molti interventi esterni che hanno contribuito a
renderlo unico nella sua storia, nonostante il lavoro dello scrittore
sia già di per sé esemplare.
Mi è piaciuto molto il fatto
che si sia ripresa a grandi linee anche la storia del dopoguerra,
della 'cortina di ferro', ma soprattutto che grazie agli occhi del
protagonista sia stata raccontata l'Ungheria, una nazione sempre poco
vissuta nell'assemblaggio mondiale.
Peter Lantos ripercorre
minuziosamente ogni stato d'animo con descrizioni dettagliate dei
luoghi, delle persone e di ogni altra cosa rubi attenzione al suo
attento sguardo.
Consiglio questo libro a chi
ama le biografie o valide testimonianze relative al periodo
dell'Olocausto, ma studiate e narrate da un punto di vista diverso,
molto attento e particolare.
Come dire, un arricchimento
culturale di umanità, di storia mondiale e nazionale.
Il lettore ripercorrerà
insieme le cicatrici rimaste nel cuore del protagonista, ma anche
l'improvvisa liberazione da parte degli americani fino allo
stabilirsi del forte regime comunista sovietico.
La seconda parte del libro
ripercorre invece il sistema politico del suo paese e della sua
nazione fino ad arrivare all'impervio conseguimento della sua laurea
in medicina diventando un medico di importanza internazionale.
La scelta del protagonista di
voler raggruppare le sue 'tracce di memoria' è proprio quello di dar
voce a tutto quel dolore represso per tanto tempo e che solo da
grande ha potuto liberare scrivendo le pagine di questo importante
diario.
Un diario utile a ritrovare
nella sua memoria passi importanti che pensava o temeva andassero
dimenticati per sempre.
Soltanto grazie a delle
ricerche e alla sua forza interiore è riuscito a donare agli altri
questa eccelsa testimonianza.
Una lettura dove si ritrova
nella sua narrazione imparziale il sentimento del racconto in prima
persona, sfumato da quello stile un po' distaccato che permette a chi
legge di non elaborare giudizi affrettati tra vittime e carnefici.
Francesca Ghiribelli
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