venerdì 25 aprile 2014

Recensione di ‘Death Metal’ di Tito Faraci




Titolo: Death Metal
Autore: Tito Faraci
Pagine: 292
Prezzo: € 15,50
Editore: Piemme Freeway


Trama
Immaginate di essere in viaggio con i vostri amici su un fantastico furgoncino Westfalia che perde olio ed è scomodo da morire. State andando al concerto del secolo: i mitici Tiamat suonano a un festival death metal, in un paesino disperso nella campagna dell'Oltrepò pavese, e voi siete stati chiamati per fargli da spalla... Be', non esageriamo: Lorenzo, Stefano, Matteo, Barbara e Walter, ovvero gli Snake God Hunters, sono solo capitati in scaletta prima dei loro idoli, ma saliranno comunque sullo stesso palco ed è il giorno migliore della loro vita. Sono partiti all'alba dalla Puglia e non ne possono più di viaggiare, ma il problema non è questo. Il problema è che si sono persi nella nebbia, lungo un fiumiciattolo che nemmeno è segnato sulle mappe, e c'è un camionista impazzito che li incalza e fa di tutto per buttarli fuori strada. È a questo punto che tutto comincia ad andare storto...

Recensione

Di solito mi riesce difficile trovare un thriller o un noir che mi piacciono. E mi trovo a considerare complicato categorizzare questo libro.
Non è male, è scorrevole nel suo stile di scrittura, nelle descrizioni e nell’evolversi degli eventi.
L’autore nella sua breve biografia dice di amare Stephen King e sembra voler quasi cercare di prendere spunto da questo maestro dell’horror, ma riesce a sfiorare soltanto una lontana impronta del bravissimo autore.
Devo dire che Tito Faraci ha talento e tanta fantasia nell’aver steso la trama di un giallo psicologico dai risvolti inquietanti, che alla fine lambiscono i confini di un horror poco riuscito.
Nonostante il mio giudizio, in parte negativo, devo ammettere che l’ho letto in pochi giorni e pagina dopo pagina mi incuriosiva sapere come andasse a finire la turbolenta storia del gruppo metal, protagonista del romanzo.
Una band di ragazzi pugliesi dal nome molto singolare come Snake God Hunters, la quale si ritrova a vedere trasformato il loro più grande sogno in un orribile incubo.
Il gruppo parte dalla sua regione per arrivare nell’Oltrepò pavese( proprio per esibirsi prima di un altro popolarissimo gruppo musicale) in un paesino chiamato Malacarta, dove succede l’impensabile e una serie di personaggi folli e squinternati si trasformano in terribili carnefici.
Tutto intorno diventa nebbia che circonda cadaveri a non finire, un luogo che come una grande fornace colleziona una morte dietro l’altra per sacrificare vittime in un nome di un misterioso culto, il quale alla fine ci svelerà solo in parte il significato di tutta la storia.
Forse l’autore è lì ad essersi un po’ incartato da solo, magari il lettore si aspetterebbe una spiegazione più ampia e molto più reale di quella che viene data, ma magari ha voluto tenerci sulle spine lasciando il medesimo dubbio anche nell’epilogo del libro.
Chissà, proprio come farebbe il suo amato King, ma spero che la prossima volta il suo talento venga speso meglio all’interno di una storia, cercando di rendere più chiaro il tutto e senza farci restare con il sapore di un interrogativo in bocca.
Una lettura in fondo da consigliare e valutare senza pregiudizi.

Francesca Ghiribelli.

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