DAL 16 GENNAIO
IN LIBRERIA E
AL CINEMA
Editore: Garzanti libri
Collana: Edizioni speciali
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 200
Prezzo: 9.90
Ebook: 6.99
Cartonato
Trama
"Quanta stella c'è nel cielo" non è un errore, è il primo verso di una ballata amara del giovane Petöfi, il grande poeta ungherese. Quei versi sono tra le poche cose che Anita porta con sé, insieme a molti ricordi laceranti. Anita non ha ancora sedici anni. È una sopravvissuta ai campi. È bella, è sensibile, le prove della vita le hanno tatuato l'anima. Sta fuggendo da un orfanotrofio ungherese per andare a vivere a casa di una zia, Monika. Eli, il giovane cognato di Monika, è venuto a prenderla al confine per accompagnarla nel viaggio in Cecoslovacchia, dove si ritrova clandestina in un mondo ancora in subbuglio. Ma tutto questo a Eli non interessa: lo attira solo il corpo di quella ragazza e già sul treno, affollato di una moltitudine randagia, inizia a insidiarla in un gioco cinico e crudele. Un romanzo dai risvolti inattesi. Racconta come si possa tornare dalla morte alla vita. E come, a volte, il cammino per ritrovare la speranza possa seguire trame imprevedibili. Protagonista, intorno ad Anita, è un'umanità dolente, alla ricerca di una nuova esistenza: c'è chi vuole dimenticare e chi vuole ricordare, chi mette radici e chi si imbarca per la terra promessa. Edith Bruck offre in queste pagine la storia palpitante di un'epoca cruciale del dopoguerra, quando tutto era in fermento.
L'autrice
Edith Steinschreiber Bruck (Tiszakarád, 1932) è una scrittrice e poetessa ungherese naturalizzata italiana.
Nasce in una numerosa e poverissima famiglia ebrea che viveva in un piccolo villaggio ai confini dell'Ucraina. Dopo l'internamento da bambina in diversi campi di concentramento nazisti (Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen, come racconta nelle sue memorie, persi i genitori a 12 anni, si sposa tre volte prima dei 20 anni. Vive viaggiando in diversi paesi europei, dove fa la ballerina, l'assistente di sartoria, la modella, la cuoca e la direttrice di un salone di bellezza.
Si stabilisce per alcuni anni in Israele e poi dal 1954 in Italia dove conosce Montale, Ungaretti, Luzi e stringe amicizia con Primo Levi, che la sollecita a ricordare la Shoah.
A Roma, inizia un lungo sodalizio sentimentale e artistico con il poeta e regista Nelo Risi (che, tra l'altro, ha tratto il film Andremo in città nel 1966, con Geraldine Chaplin e Nino Castelnuovo, tratto dal romanzo omonimo di lei) e inizia a scrivere adottando la lingua italiana.
Collabora con alcuni giornali, fra cui Il Tempo, il Corriere della Sera e Il Messaggero, intervenendo in diverse occasioni intorno ai temi dell'identità ebraica e della politica di Israele.
Si cimenta anche nella regia, girando il film Improvviso, nel 1979 (storia dell'educazione di un adolescente all'interno di una famiglia cattolica), e più tardi il film per la televisione Un altare per la madre (1986), tratto dall'omonimo romanzo (del 1978) di Ferdinando Camon. Collabora alla sceneggiatura del film Fotografando Patrizia (1984) di Salvatore Samperi e gira qualche documentario di viaggio.
Ha tradotto Gyula Illyés, Ruth Feldman, Attila József e Miklós Radnóti, e presentato Reṇukā.
Vive a Roma.
Nella sua narrativa, spesso autobiografica, la passione, il dissidio e la perdita diventano causa di improvvise trasformazioni della persona.
IL FILM
DAL REGISTA DI
PRENDIMI L'ANIMA
Regia: Roberto Faenza
Sceneggiatura: Roberto Faenza, Edith Bruck
Distribuzione: Good Films
Produzione: Jean Vigo Italia
Fotografia: Arnaldo Catinari
Trama
È la storia di Anita, un'adolescente di origini ungheresi sopravvissuta ad Auschwitz, accolta dall'unica parente rimasta viva: Monika. Nella nuova casa Anita si trova ad affrontare una realtà inaspettata: nessuno, neppure l'attraente Eli, con cui scoprirà l'amore, vuole ricordare il passato. Tra gli incontri con indimenticabili personaggi e la toccante amicizia con il giovane David, Anita si trova presto a dover prendere una decisione che richiederà un grande coraggio...
deve essere un film veramente interessante
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