RACCONTO CON CUI HO VINTO IL PREMIO 'COMPLEANNO' DEL BLOG 'BOOKLAND VIAGGIANDO TRA I LIBRI'
Buon
compleanno, vita!
Apro gli
occhi e mi ritrovo a pancia in giù nella coltre bianca. La neve sembra vestirmi
con la sua delicata anima. Ricopre anche il libro che avevo acquistato come regalo per mia madre. Lo raccolgo e
lo infilo nella mia borsa. Mi sento viva, ma non del tutto. Mi ricordo soltanto
tanti passi sulla linea confusa del ghiaccio sulla strada, poi un grandissimo
rumore. Un forte tonfo. Al momento della grande botta, ho sentito la testa
andarsene da un’altra parte. Si è quasi volatilizzata. Pensavo di averci
rimesso la pelle, invece sono ancora qui tutta intera. Domani, sarà Natale, ma
anche il mio compleanno e compirò i miei fantastici diciassette anni. Potrò
aprire i miei doppi regali e godermi la giornata, sentendomi più grande e
felice. Dicono, che chi è nato per le feste, ci rimette sempre, perché riceve
meno doni all’anno, ma io mi sento ancora più al settimo cielo, e nessuno mi ha
mai fatto mancare niente!
Già, mi
sono avventurata fin qui, per vedere l’addobbo più spettacolare: l’abete in
fondo alla grande curva. Un altissimo esemplare pieno di tante palline di
molteplici colori, soffici fiocchetti rossi, dorate stelle di cartapesta,
minuscoli bastoncini bianchi, simpatiche renne dal morbido manto di peluche e
infine un goliardico puntale a forma di Babbo Natale, che sembra salutare
l’arrivo dei turisti e inaugurare l’anno che verrà. Mi alzo, quando un leggero
fruscio di ali bagnate sembra venire verso di me. Una piccola pallina di piume
grigie si scrolla qualche goccia di neve dal corpo, poi mi guarda in silenzio,
quasi avesse visto un fantasma. Mi accorgo che è un dolce pettirosso, perché
sul petto ha venature color scarlatto. E’ strano che un piccolo volatile, che
ha vissuto da sempre allo stato selvatico, si faccia avvicinare così tanto da
un essere umano. Preoccupata, guardo se ha un’ala rotta o una zampetta ferita,
ma sta bene. E’ soltanto infreddolito dalla neve.
Punta i
suoi occhietti sul mio viso come due bottoni neri e lucenti. Io sorrido di
fronte a quel tenero musetto indifeso.
‘Ti sei
perso? O sei caduto dal tuo nido?’
L’animale
gira il piccolo capo fissandomi.
‘No, sono venuto in tuo aiuto…’
Io
spalanco gli occhi stupita. Mi ritengo, ma vorrei tanto ridere in quel momento. Non potevo credere che gli animali
sapessero parlare.
‘Ma non
ho bisogno di aiuto, sono soltanto caduta nella neve.’
Il
volatile emette uno strano e breve cinguettio,quasi una sonora risatina.
‘Allora non ti sei accorta di niente. Tu sei
un fantasma.’
‘Cosa?’
‘Sì, un fantasma. Sei morta. Non fai più
parte del mondo umano.’
‘Ma che
dici? E poi come fai a saperlo?’
‘Beh, dal fatto che tu possa parlare con me.
Soltanto gli angeli possono parlare e capire gli animali.’ Disperata,
incomincio a sfiorare il corpo alla ricerca della mia consistenza. Sento
qualcosa, ma sembra che il mio tocco sfiori l’aria. Allora e’vero! Quella
specie di botta assordante era soltanto l’attimo, che aveva segnato la mia fine.
Non avrei mai compiuto gli anni e non
avrei più aperto i miei stupendi regali….Ora potevo vedere quel mitico albero
addobbato, ma ero morta per sempre. Un attimo prima ero felice di poter vedere
quel silenzioso tratto di bosco animato da quel dicembre così festoso, ma
adesso non ero altro che un’anima vagante e destinata alla solitudine in
eterno. Non avrei più rivisto i miei genitori, per non pensare ai miei amici,
alla scuola, ai sogni che un giorno forse avrei potuto avverare. Ma la persona
più importante, colui che non avrei mai potuto abbandonare così. Il mio
ragazzo,Giacomo. Ma avrei dovuto fidarmi così tanto di un semplice pettirosso? Mi accorgo in tempo della presenza di un’auto,
che attraversa la strada nella semioscurità. E’ la vettura di un tassista dal volto molto magro. L’unica
prova inconfutabile, è vedere se riesce a sentirmi.
‘Signore,
mi scusi. Signore? Riesce a vedermi o a sentirmi?’
Urlo a
squarciagola, gesticolando come una forsennata. Non c’è altro da fare. Devo
accettare di essere un fantasma. Mi volto e vedo ancora il piccolo pettirosso
che mi guarda.
‘Non puoi fare niente. Soltanto accettare di
essere un angelo. Ma ricorda, che anche se sarai invisibile, potrai sempre
mandare qualche segno o addirittura qualche messaggio sulla terra.’
I miei
occhi spenti dalla delusione, improvvisamente si illuminano.
‘Dici sul
serio? Ma anche se loro non potranno mai più vedermi, io posso vedere loro…o
sbaglio?’
‘Certo. Se può farti felice, io posso farti
da spalla. Ogni volta che vorrai mandare un segno della tua presenza ai tuoi
cari, sarò al tuo servizio.’
Prendo il
piccolo uccellino nel palmo della mano e gli lascio un dolce bacio sul capo.
‘Portami in città. Voglio rivedere la mia casa
per un’ultima volta e poi ho un altro breve compito da svolgere. Accompagnami.’
‘Volentieri. Tu, non hai più bisogno di
loro, ma loro avranno sempre bisogno di te... Del tuo ricordo.’ Chiudo gli occhi e sento la mia mente più
leggera. Riapro gli occhi sul mondo e vedo volare di fianco a me il piccolo
pettirosso che sorride, quasi orgoglioso. All’improvviso, vedo dall’alto una
sagoma familiare. Il mio caro cottage. Voglio tornare, vorrei nuovamente
riessere io, ma non posso. Faccio segno al mio amico pennuto che quella è la
mia casa.
‘Andiamo. Vedi, è bastato poco per
arrivarci…’
Mi
affaccio alla finestra accesa. Il salotto è addolcito dalla luce di candele
agghindate per le feste, l’albero proietta la sua ritmata luce nella stanza e
il camino acceso riscalda il cuore di quei visi spaventati. Sì, li vedo non
sanno ancora niente, ma sono preoccupati per la mia prolungata assenza.
Come
faccio a dire loro che sono morta, ma che sono ancora qui?
I loro
volti lividi di ansia e angoscia. E io che avevo pensato non mi amassero
abbastanza!
L’unica
cosa che decido di lasciare davanti alla porta è quel piccolo pupazzetto a
forma di angioletto, che entrambi mi avevano regalato quando ero piccola.
L’unico
modo per farmi credere che la cara nonna, a quell’epoca da poco scomparsa, sarebbe
stata sempre vicino a me. Ora avrei potuto rivedere chi era già scomparso dalla
vita terrena, e adesso sono loro ad aver bisogno di quel piccolo gesto per tollerare
la mia assenza. Io, che ora sono davvero un angelo, sarei stata vicina alla mia
famiglia per sempre con la speranza di poterla riabbracciare un giorno.
Tiro
fuori dalla tasca quel caro ricordo d’infanzia, che mi ha accompagnato fino
alla morte.
‘Tieni,
ti affido questo. Lascialo sul davanzale della finestra.’
Il
piccolo pettirosso prende nel becco con delicatezza quel docile ciondolo bianco
e inizia a svolazzare, sbattendo con forza le sue ali contro il vetro, in modo
da attirare la loro attenzione.
Io me ne
sto lì incantata a guardare senza poter fare niente, mentre vorrei correre da loro.
La mamma
apre la finestra e il mio piccolo nuovo amico fa cadere il portafortuna
all’interno della stanza, poi se ne vola via. Poi, papà sorpreso, lo raccoglie
sorridendo, mentre entrambi si osservano quasi sollevati, stringendosi al cuore
fra le lacrime quel minuscolo segno della mia presenza.
Ma non è
tutto oro ciò che luccica, e presto si renderanno conto che non esisto più e
dovranno accontentarsi soltanto del mio breve ricordo. Domani e ogni anno per
Natale, sarà ancora più dura ricordare le festività e la mia nascita che
ricorre tristemente.
Fra poco
la polizia avrebbe trovato il mio corpo abbandonato e senza vita sulla strada
che porta al bosco. Invisibili lacrime mi solcano il volto. Non le sento più
arrivare in gola ed affacciarsi agli occhi, ma è ciò a cui mi devo abituare nel
mio nuovo stato di ectoplasma.
Mi
allontano senza voltarmi indietro, mentre il pettirosso mi affianca in
comprensivo silenzio.
Poi mi
decido a fare l’ultimo e doloroso passo, prima di passare del tutto a miglior
vita.
‘Seguimi
fino a quella tavola calda in fondo alla strada. Lì c’è un’altra persona che
voglio vedere per l’ultima volta.’
L’animale
mi guarda con aria incoraggiante e sferza il nevischio con la sua piccola
figura.
Io
affretto il passo per ritrovarmi senza fiato davanti alla vetrata del locale
illuminato a festa. Rivedo il suo caro profilo incorniciato da una ghirlanda di
finto abete ornata di rosso. Lui, il mio Giacomo. I suoi indimenticabili occhi
verdi e ridenti, mentre serve un caffè
ad un cliente al suo bancone. I suoi morbidi capelli color miele che
incorniciano la sua dolce faccia.
Quanto
vorrei correre lì ad abbracciarlo e baciarlo per un’ultima indimenticabile
volta.
Ma lui
non lo sa ancora che non ci potremo mai più amare.
Per
questo devo scrivergli un biglietto d’addio.
Voglio
che quando saprà la verità lo conservi per sempre.
‘Da come guardi quel ragazzo, deve esser
stato molto speciale per te .’
‘Sì, è il mio fidanzato. Ci conosciamo fin
dall’infanzia. E’….molto dura sapere che non potrò più averlo al mio fianco.’
‘Lascia qualcosa che gli ricordi il vostro
amore. Tu resterai per sempre in un angolo del suo cuore.’
Ci penso
su e poi cerco nella cara borsa, che mi è rimasta a tracolla dal momento
dell’incidente.
Sì, trovo
il mio previdente taccuino e una biro blu. Ripenso ai nostri momenti insieme,
alle nostre letterine d’amore per San Valentino, ad ogni piccolo gesto che ci
ha fatto diventare grandi e maturi l’uno al fianco dell’altra. Sono sicura che
lo amerò per sempre, ma lui un giorno troverà un’altra e mi sostituirà, come è
giusto che sia. Improvvisamente scrivo di getto e mi innamoro di quei versi,
che non riesco a credere vengano proprio dal mio cuore.
Con un
dolce e armonioso corsivo gli regalo quella frase:
‘Mi senti? Sono qui fra la neve,
per dirti che non me ne andrò mai,
ma sono soltanto sparita
nel bianco bacio di un angelo.
L’inverno sarà il nostro segreto.
La tua Lara.’
Ripiego
il biglietto e lo affido al becco del mio piccolo messaggero dal rosso petto.
Non credo
ai miei occhi, quando un cliente apre la porta del negozio per uscire ed il mio
coraggioso amico sfiora la sua testa per farsi spazio ed entrare nella tavola
calda.
Come una
saetta evita gli sguardi stupiti della gente e lascia con curiosa fretta il mio
messaggio dietro al bancone sotto agli occhi meravigliati di Giacomo.
Poi
scappa via, più veloce della luce, dal piccolo spiraglio di una finestra
aperta.
Il mio
ragazzo afferra quel dolce ricordo di carta e con aria attenta legge quelle
brevi righe parecchie volte. Alla fine una breve lacrima sgorga dai suoi occhi
per l’emozione, forse anche per il desiderio di vedermi subito e ringraziarmi di
quel poetico pensiero, poi gira le spalle al bancone.
Lui non
sa ancora niente, ma un giorno capirà il senso di quelle parole. Sono sicura
che quando vedrà anche un semplice passerotto volare penserà a me e al nostro
amore. Saprà che il Natale ci ha diviso per sempre, ma che la neve conserverà
per sempre il nostro amore. Il misterioso e bianco bacio di un angelo che lo
amerà oltre la vita.
E mentre
me ne vado sorridendo fra le lacrime, penso, ‘Non me ne sono mai andata, prima o poi, mi sentirai, sono qui fra la
neve, perché l’inverno sarà il nostro segreto.’
Poi
catturo un fiocco caduto dal cielo e scompaio fra il nevischio. Forse domani,
anche se non sono più viva, in qualche modo i miei diciassette anni mi
troveranno.
Buon
compleanno,vita!
Francesca Ghiribelli.
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