venerdì 23 giugno 2017

Recensione “L’abisso e le vette del cielo” di Licena Pizzi Maccanti


Citazioni tratte dal libro

“Nella mia filosofia spicciola c’è l’arco della vita: alfa e omega, come dicevamo spesso, figlio mio, me lo hai insegnato tu. Ed io sono quasi all’omega ma guardo il sole che sorge e i tramonti stupendi sul mare. Figlio mio anni addietro mi sentivo in colpa a guardare il tuo amato mare; mi sembrava di rubarti i sogni che non avevi realizzato.”

“Scruto sempre i giovani per trovare uno che ti assomiglia un poco. Socchiudo gli occhi per vedere meno nitido il mondo e così ti ritrovo un po’. Ho girato mezza Parigi esaminando tutti i metrò in corsa sperando di trovarti lì, senza memoria. Sedevo in un vagone chiedendomi se mai eri stato seduto in quella poltrona.
La gente, di tutte le razze e religioni, andava e veniva indifferente. Nessuno si è accorto che quel piccolo granello di vita svanito nell’immensità dell’universo era la mia, la nostra, immensità. Per tutti gli altri, solo un piccolo punto nel nulla, come dico nel mio folleggiare.”

Bellissima frase tratta dal libro: “Restano i domani senza domani nell’attesa di quello che non temo più.”

Recensione

Oggi le nuove generazioni non avranno più la fortuna di regalarci una donna meravigliosa come Licena. Un’autrice che mi è diventata molto cara in brevissimo tempo da quando l’ho conosciuta di persona, ma non è speciale soltanto come scrittrice, perché l’essere ammirabile per il suo talento è direttamente proporzionale alla vera natura caratteriale. Una persona squisita che con la sua forza d’animo e il suo coraggioso cuore ama la vita con dolore e sofferenza, ma la ama nonostante l’immensa perdita che il destino le ha arrecato. Soltanto chi perde un figlio può comprendere l’infinito dispiacere che toglie persino l’aria che si respira, un percorso il suo veramente impervio e disperato: un diario di vita che resta nel cuore di chi lo legge per sempre. Un grido che si leva alto nel cielo per tutte le madri orfane, a cui rimane almeno la dolce speranza che l’invisibile presenza dei cari figli vaghi ancora in mezzo ai vivi e le aiutino ad affrontare la cruda realtà di un altro domani senza di loro. Un toccante e profondo spaccato di esperienza di dolore materno che scava fra le lacrime di una mancanza fino a trovare la luce dei ricordi per riuscire a sopravvivere ancora.


Francesca Ghiribelli