lunedì 10 novembre 2014

RECENSIONE 'IL PESO DI UN'ISOLA' DI VIRGILIO PINERA






Traduzione di Gordiano Lupi

Formato: Formato Kindle

Dimensioni file: 308 KB

Lunghezza stampa: 323

Editore: Il Foglio letterario (19 novembre 2012)

Venduto da:Amazon Media EU S.à r.l.

Lingua: Italiano


Edizioni Il Foglio Collana POESIA CONTEMPORANEA

Direttore: Gordiano Lupi

www.ilfoglioletterario.it 


Sinossi

Virgilio Piñera si considerava un poeta segreto, diceva ironicamente che era un “poeta occasionale”, e non voleva diffondere in pubblico le sue composizioni. Malgrado ciò, la lettura dei suoi versi ci permette di comprovare la grandezza della sua opera poetica, al tempo stesso incredula e appassionata, barocca e colloquiale, essenzialmente incentrata nel dibattito lacerante tra vita e letteratura. Come dice Arrufat, questa dicotomia si manifesta “nell’apprezzamento del corpo umano al di sopra dell’anima, della realtà senza ornamenti e della ricerca del momento vitale prima delle considerazioni etiche, religiose, filosofiche”. Solo nella sua ultima tappa Piñera sembra recuperare il valore della letteratura e dell’artista, che considera creatore supremo di qualcosa di decisivo per l’uomo, interprete necessario, anche se ripudiato o mutilato, dell’irrealtà del reale.


RECENSIONE


Un libro di un autore davvero importante ed essenziale per la grande letteratura e poetica sudamericana.

Uno scrittore da cui sono rimasta positivamente affascinata e che purtroppo non conoscevo, perché a volte non ci si sofferma a leggere o analizzare alcune importanti impronte letterarie, forse perché troppo intenti a valorizzare e conoscere gli autori della nostra Terra o semplicemente quelli stranieri più famosi.

Questo autore mi ha colpito per il fatto che si considerava segretamente un 'poeta occasionale' e non voleva diffondere o mostrare in pubblico i suoi scritti, quindi anch'egli come molti altri artisti verrà forse più valorizzato e conosciuto alla sua scomparsa, rispetto a quando era in vita.

Soltanto in seguito si potrà conoscere il prezioso valore delle sue opere di poesia, letterarie e anche drammaturgiche.

Una vena scritturale pregna di inchiostro che fa da linfa vitale, quanto lo è il sangue per la vita umana.

Mi hanno colpito molto le prima poesie fra cui 'Le furie', 'L'ostrica', 'La iena', proprio perché si distaccano dal seguito dell'opera che si incentra su temi esistenzialmente diversi e molto più profondi ed essenziali.

L'opera prosastica e poetica de 'Il peso di un'isola' fa dedurre quanto il cuore e l'animo di Pinera siano scossi dall'amore radicale per la sua terra, ma anche accesi dal dolore e dall'amarezza verso i periodi difficoltosi che Cuba attraversa.

I suoi versi sembrano occhi recisi dalla vita stessa che denudano il corpo della sua amata isola 'denunciando' la realtà evidente che il quotidiano narra.

Metafore e paragoni sono intrisi di selvaggia veemenza e 'odoroso' affetto per il suo 'paradiso-inferno', dove è nato, cresciuto e ove tuttora vaga la sua anima sofferente, ma nel quale nonostante tutto vuole continuare a vivere.

La bellezza dei suoi fascinosi e cruenti analogismi con la natura circostante, esorta a impreziosire di 'panismo' il suo punto di vista scritturale.

Il poeta geme e sembra tirare fuori dai suoi stessi versi preziose verità da ricordare.

La sua poesia ci insegna come la 'bestia' della quotidianità si insinui nella terra cubana e come Pinera veda il futuro imminente e il presente del momento come possenti mari che fremono di paura alle spalle di un popolo che sacrifica 'creature', 'divora' ogni cosa che trova sul suo cammino, sbarazzandosi di testimoni scomodi, ma che alla fine più di tutto, pur conoscendo il peso che la sua isola si porta dentro, riesce a proseguire grazie all'amore verso una sperata civiltà.

Certamente questo libro è un'opera immane e quando si parla di tanti testi poetici e al contempo narrativi, non si può recensire ogni componimento, ma prenderò in esame solo le poesie che mi hanno colpito di più per la loro costruzione e per il loro significato umano e artistico.

La poesia 'Flora', da essa si deduce l'affetto che lega l'autore a questa figura: una donna dall'aspetto poco piacente, dai piedi grandi, su cui il poeta ironizza attraverso la familiarità del loro rapporto.  Un testo dai versi complici, dai quali traspare l'animo sensibile e premuroso di Pinera.

La poesia 'Canto', dove 'denuncia' ancora tutta la violenza del periodo rivoluzionario cubano: qui mescola attimi della rimembranza di tracce di un amore che spera di sopravvivere all'arrivo di una imminente morte, la quale lascia dietro di sé corpi insepolti.

Il componimento 'Rude mantello', ove il poeta usa questo particolare paragone-metafora per simulare la sorta di 'inferno', in cui l'umanità vive e soffre, senza poter dimenticare cosa sta succedendo. Pinera sembra ricercare in altre piccole similitudini qualche preziosa speranza per dissimulare un attimo la feroce violenza del momento, ma alla fine anche il poeta stesso non può che arrendersi all'evidenza dei fatti.

Il testo 'Fardello', nel quale l'autore descrive ancora una volta il forte disagio interiore  che la morte intorno a sé infligge: tutto questo si comprende da come egli menziona la gente comune che si trova vicino a lui. La morte uccide anche l'anima dell'arte stessa, perfino l'anima di un pittore.

'Molte lodi', una poesia che diventa quasi un continuo 'ossimoro' vivente, perché sembra far diventare risa la morte stessa. Come afferma Pinera la morte non può 'morire', perché è già morta, quindi di questo fatto bisogna gioire e tessere le lodi. Lodi che in fondo non fanno altro che 'uccidere' il nostro 'io' interiore attraverso la consapevolezza odierna della morte.

La poesia 'Ah, dall'hotel', dove l'autore si mette spesso in prima persona esponendosi di più rispetto ad altri componimenti, si avverte quanto si senta 'condannato' dalla morte imminente 'della vita del mondo', la quale porta alla deriva ogni convinzione in una possibile speranza. Lo stesso punto di vista si unisce anche al sentore del 'Poema dedicato alla poesia': si evince dal verso 'e il cuore come un antico salone abbandonato', mentre altre parti suggestionano l'animo del lettore, facendo capire come la bellezza della poesia e di tutte le altre possibili arti sia denudata e poi 'violata' dall'amaro sapore del momento. Morte, disperazione, sofferenza, angoscia e strazio riescono ad 'uccidere' tutto ciò che di bello ancora esiste e potrebbe rappresentare un inno alla vita. Alla fine di questo componimento esorta perfino un animale ( un cane) a leggergli una poesia, una poesia fatta di ululati, quasi come ad incitare l'arte poetica o di altro genere a ribellarsi all'amara evidenza dei fatti.


Poesia 'La mano', qui mi ha colpito l'insieme di versi 'La mano continua a passare/ senza l'orrore del futuro/appena cattura una storia/ la gente gelida nell'imbuto/in cui l'oro si scompone/ per evaporare i suoi dubbi.

La mano è quasi paragonata alla vita stessa senza pensare alla paura per il futuro e appena incontra sulla sua strada la storia di qualcuno la prende e la getta nel tunnel della morte, in cui la parte positiva e più bella dell'esistenza scompare, facendo dissolvere qualsiasi tipo di interrogativo su di essa.

La poesia 'Io, lo vedo'. Nella prima strofa di versi mi ha colpito molto come parla della morte, un'intera poesia dedicata ad essa, spingendola a rendersi conto quanto sia pesante 'la corona' della vita e riflettendo nella lucidità della ragione (paragonandola alla luna) comprenderebbe quanto sia importante la luce dell'esistenza e infine come anche la morte possa vincere sulla sua ferma e dura compostezza.

Il componimento 'Esortazione', è quasi una sorta di preghiera del poeta che esorta il corpo della morte ad alzare la sua anima 'sopra la notte',quindi ci fa capire che l'autore crede che l'anima continui ad esistere dopo la morte fisica del corpo. Quanto nonostante la morte, il sole continui a nascere e a tramontare e di come l'orgoglio e la fierezza di un tempo non siano più importanti e diventino solamente un vago ricordo come 'futuro lontano'.

La poesia 'Congedo', un bellissimo componimento che preferisco fra tutti quelli raffiguranti la morte, proprio perché sembra avere un diretto e veritiero dialogo con essa accennando al dolore vissuto dal poeta fino dalla giovane età, poi il corpo si 'congeda' dalla vita ricordando il passato scrivendolo quasi come un 'libro indecifrabile', il quale porta lacune di sogni e numerosi rimpianti per non averli esauditi. E il tempo e la nausea per la vita andata consuma ognuno di noi.

Nella seconda parte della raccolta mi hanno colpito invece le seguenti poesie.

'Io esplodo', esorta il lettore a paragonare l'arrivo della morte con il giungere ad esempio della guerra, di qualsiasi tipo di rivoluzione al rumore di un'improvvisa esplosione: un 'gioco' pirotecnico, dove della persona (ciò che è stata ed è) non rimane niente, solo la paura per l'imminente e nera dea che porterà tutto via  con sé .

Poesia 'Il giardino'. L'autore definisce questo luogo come un incontro tra vivi e morti, tra cui riconosce molti personaggi filosofici e politicamente storici. Quello più importante è Marx, il quale fa capire a Pinera quanto in una realtà piena di morte, la poesia intesa anche come materia di un sogno, possa essere davvero irrisoria e illusoria, perché continuare a sognare è come essere già morti.


Poesia 'Io sono qui,qui...'. Per la prima volta traspare anche il malinconico romanticismo dell'autore. Egli scrive in prima persona attraverso una lettera poetica accorata, tanto che la sua adorazione vuole far resuscitare la persona amata, vedendo la morte come unica soluzione per morire e rinascere insieme.


Per una semplice recensione forse mi sono dilungata troppo, ho amato anche la restante parte del libro, ma i testi che mi hanno più commosso e colpito nella loro essenza sono proprio quelli che ho sopra analizzato. Un autore che mi rimarrà nel cuore, una poetica che resterà impressa nell'anima di chi scrive e chi legge e una narrativa, dove la drammaturgia diventa il sale della vita.

Francesca Ghiribelli.





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