mercoledì 16 giugno 2021

RECENSIONE Houserath. La clinica delle anime morte di Sabia Eileen


 

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  • ASIN: B07XP17N5S
  • Lingua:    Italiano
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  • Lunghezza stampa: 110 pagine

 

 


link d'acquisto:

https://www.amazon.it/Houserath-clinica-delle-anime-morte-ebook/dp/B07XP17N5S

 

 

TRAMA:

Inghilterra XIX Secolo
Houserath è uno sperduto istituto per igiene mentale che viene definito da tutti la clinica delle anime morte, perché dalle porte di Houserth nessuno esce più se non dopo essere morto. Ma in fondo un manicomio è un manicomio e una volta varcata la sua soglia i pazienti vengono dimenticati, dai propri cari, dalla società, dal mondo.
Il dottor William Watson è una delle menti più brillanti della medicina, specializzato nello studio della psiche e dei suoi segreti. Uomo rigido, preciso e ordinato, da dieci anni svolge il suo lavoro a Londra ma con stupore di tutti accetta l'incarico di direttore di Houserath, di quella clinica immersa nell'isolata campagna, circondata da foreste ma sufficientemente vicina al mare da sentire il suo feroce urlo che straccia il silenzio delle notti.
Evelyn Watson, la giovane figlia del dottore, è costretta a seguirlo abbandonando le comodità della città e le speranze di trovare un buon marito. Evelyn, orfana di madre da quando era bambina, non ha più nessuno a parte suo padre, non può opporsi alla sua decisione e deve accettare di seppellirsi in quel luogo dimenticato dal mondo.
Gemiti angoscianti, urli agghiaccianti e misteriosi segreti si celano all'interno delle tetre mura di quella clinica e non tardano a disturbare i sonni della ragazza che si ritrova presto preda di incubi e paure a cui non sa dare né un volto né un nome. Fino al momento in cui Evelyn decide di scoprire cosa davvero si nasconde dietro quel pesante portone di metallo sempre serrato e impossibile da valicare se non dal personale della clinica o da suo padre.
Ma lei non sa che una volta varcata la soglia di Houserath bisogna essere pronti a scoprire cose che potrebbero sconvolgere anche la mente più equilibrata. Perché a Houserath il confine fra il dentro il fuori è talmente labile da far dimenticare sovente chi siano i pazzi e chi i sani di mente. Perché la clinica delle anime morte potrebbe essere lo specchio che riflette ciò che si cela nel nostro animo più profondo, ciò che ci ostiniamo a ignorare o fingere di non vedere perché troppo spaventoso da accettare...

 

 

 

 

CITAZIONE

La carrozza imboccò una strada stretta e dissestata che portava a un quietante e oscuro edificio circondato da un’alta recinzione di mattoni che sembrava insormontabile e dotata di spesse sbarre a ogni finestra e di un cancello di ferro simile a quello di una prigione. Raggiunsero il pesante cancello mentre questo si apriva per farli passare. Una volta che la carrozza lo ebbe superato questo si richiuse lentamente, cigolando. Fu in quel momento che James Declan decise di smettere di parlare. Era arrivato ad Houserath, non ne sarebbe mai più uscito e non avrebbe mai più parlato.

 

 

RECENSIONE

 

È sempre più difficile trovare libri come questo, adoro il genere, perché intreccia l’horror-paranormal con sfumature di romance mistery-umanamente psicologico. Appena ho visto la copertina, la tentazione di leggerlo si è unita all’emozione scaturita dal titolo d’impatto e veramente particolare. Romanzo che sa più di racconto breve, ma da autrice e anche da editor prediligo le trame che non si dilungano, e che nella loro sostanza racchiudono il senso dell’opera, specialmente se si tratta di horror e paranormale. Ma questa storia è di più, e proprio per questo non ha deluso le mie aspettative, perché denuda l’uomo nelle sue forze e debolezze, dove la storia apparentemente umana e comune di Evelyn, la figlia di Watson, dottore della clinica di Houserath, si trasforma in una testimonianza agghiacciante intrisa del lato esistenziale più profondo di ognuno di noi.

Già, perché ogni persona ha un lato oscuro che a volte nessuno potrà mai conoscere, neanche noi stessi. Perché il confine di un sottile splatter si mischia con l’orrore fisico, che però dall’altra parte del vetro trova la terrificante esperienza di un horror introspettivo e psicologico, veramente troppo diabolico da accettare. Ero convinta proprio, come il libro mi ha confermato, che nell’opera si sottolinea quanto sia appunto davvero tenue la differenza tra il mondo esterno e ciò che nasconde la clinica di Houserath. E qui entra in scena il paranormale che fa prendere a braccetto narrativa contemporanea, horror e analisi introspettiva. Sì, un paranormale che battezza Houserath, come la clinica delle anime morte tramutando un luogo sanitario in una dimensione fatta di torture fisiche e psicologiche. Dove l’uomo non è più neanche un uomo, ma il fantasma di se stesso che fluttua fra le mura di un posto, ormai più simile all’inferno che alla vita di una struttura dedita alla cura dell’anima. Perché l’anima, anzi, non sa più neanche se sia mai davvero appartenuta a qualcuno. Un elemento sorprendente è che fra morte e dolore, nasce l’amore tra Evelyn e il folle paziente James Declan, colui che abituato a vivere in mezzo ai fantasmi, ha persino paura di amare e provare amore per un’umana, teme infatti sulle prime la sua vicinanza. Evelyn vuole salvare le anime di quel luogo, anche se sono pazze, hanno diritto ad essere aiutate. Ma a volte la follia viene causata dalla sofferenza procurata dalla cattiveria altrui. E proprio questo porterà al labile confine tra autodifesa e assassinio. Un finale che non mi ha assolutamente delusa, anzi, ha sorpreso positivamente le mie aspettative.

L’ambientazione è l’Inghilterra del XIX secolo, una delle mie preferite, quella che si adatta in modo perfetto a una trama relativa al suddetto genere regalando un libro e un’autrice di tutto rispetto.

 

FRANCESCA GHIRIBELLI

 

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