venerdì 1 febbraio 2013

IL RACCONTO CON CUI HO VINTO SUL BLOG 'BOOKLAND VIAGGIANDO TRA I LIBRI'



RACCONTO CON CUI HO VINTO IL PREMIO 'COMPLEANNO' DEL BLOG 'BOOKLAND VIAGGIANDO TRA I LIBRI'

Buon compleanno, vita!


Apro gli occhi e mi ritrovo a pancia in giù nella coltre bianca. La neve sembra vestirmi con la sua delicata anima. Ricopre anche il libro che avevo acquistato come regalo per mia madre. Lo raccolgo e lo infilo nella mia borsa. Mi sento viva, ma non del tutto. Mi ricordo soltanto tanti passi sulla linea confusa del ghiaccio sulla strada, poi un grandissimo rumore. Un forte tonfo. Al momento della grande botta, ho sentito la testa andarsene da un’altra parte. Si è quasi volatilizzata. Pensavo di averci rimesso la pelle, invece sono ancora qui tutta intera. Domani, sarà Natale, ma anche il mio compleanno e compirò i miei fantastici diciassette anni. Potrò aprire i miei doppi regali e godermi la giornata, sentendomi più grande e felice. Dicono, che chi è nato per le feste, ci rimette sempre, perché riceve meno doni all’anno, ma io mi sento ancora più al settimo cielo, e nessuno mi ha mai fatto mancare niente!
Già, mi sono avventurata fin qui, per vedere l’addobbo più spettacolare: l’abete in fondo alla grande curva. Un altissimo esemplare pieno di tante palline di molteplici colori, soffici fiocchetti rossi, dorate stelle di cartapesta, minuscoli bastoncini bianchi, simpatiche renne dal morbido manto di peluche e infine un goliardico puntale a forma di Babbo Natale, che sembra salutare l’arrivo dei turisti e inaugurare l’anno che verrà. Mi alzo, quando un leggero fruscio di ali bagnate sembra venire verso di me. Una piccola pallina di piume grigie si scrolla qualche goccia di neve dal corpo, poi mi guarda in silenzio, quasi avesse visto un fantasma. Mi accorgo che è un dolce pettirosso, perché sul petto ha venature color scarlatto. E’ strano che un piccolo volatile, che ha vissuto da sempre allo stato selvatico, si faccia avvicinare così tanto da un essere umano. Preoccupata, guardo se ha un’ala rotta o una zampetta ferita, ma sta bene. E’ soltanto infreddolito dalla neve.
Punta i suoi occhietti sul mio viso come due bottoni neri e lucenti. Io sorrido di fronte a quel tenero musetto indifeso.
‘Ti sei perso? O sei caduto dal tuo nido?’
L’animale gira il piccolo capo fissandomi.
‘No, sono venuto in tuo aiuto…’
Io spalanco gli occhi stupita. Mi ritengo, ma vorrei tanto ridere in quel momento. Non potevo credere che gli animali sapessero parlare.
‘Ma non ho bisogno di aiuto, sono soltanto caduta nella neve.’
Il volatile emette uno strano e breve cinguettio,quasi una sonora risatina.
‘Allora non ti sei accorta di niente. Tu sei un fantasma.’
‘Cosa?’
‘Sì, un fantasma. Sei morta. Non fai più parte del mondo umano.’
‘Ma che dici? E poi come fai a saperlo?’
‘Beh, dal fatto che tu possa parlare con me. Soltanto gli angeli possono parlare e capire gli animali.’ Disperata, incomincio a sfiorare il corpo alla ricerca della mia consistenza. Sento qualcosa, ma sembra che il mio tocco sfiori l’aria. Allora e’vero! Quella specie di botta assordante era soltanto l’attimo, che aveva segnato la mia fine.  Non avrei mai compiuto gli anni e non avrei più aperto i miei stupendi regali….Ora potevo vedere quel mitico albero addobbato, ma ero morta per sempre. Un attimo prima ero felice di poter vedere quel silenzioso tratto di bosco animato da quel dicembre così festoso, ma adesso non ero altro che un’anima vagante e destinata alla solitudine in eterno. Non avrei più rivisto i miei genitori, per non pensare ai miei amici, alla scuola, ai sogni che un giorno forse avrei potuto avverare. Ma la persona più importante, colui che non avrei mai potuto abbandonare così. Il mio ragazzo,Giacomo. Ma avrei dovuto fidarmi così tanto di un semplice pettirosso?  Mi accorgo in tempo della presenza di un’auto, che attraversa la strada nella semioscurità. E’ la vettura di un tassista dal volto molto magro. L’unica prova inconfutabile, è vedere se riesce a sentirmi.
‘Signore, mi scusi. Signore? Riesce a vedermi o a sentirmi?’
Urlo a squarciagola, gesticolando come una forsennata. Non c’è altro da fare. Devo accettare di essere un fantasma. Mi volto e vedo ancora il piccolo pettirosso che mi guarda.
‘Non puoi fare niente. Soltanto accettare di essere un angelo. Ma ricorda, che anche se sarai invisibile, potrai sempre mandare qualche segno o addirittura qualche messaggio sulla terra.’
I miei occhi spenti dalla delusione, improvvisamente si illuminano.
‘Dici sul serio? Ma anche se loro non potranno mai più vedermi, io posso vedere loro…o sbaglio?’
‘Certo. Se può farti felice, io posso farti da spalla. Ogni volta che vorrai mandare un segno della tua presenza ai tuoi cari, sarò al tuo servizio.’
Prendo il piccolo uccellino nel palmo della mano e gli lascio un dolce bacio sul capo.
 ‘Portami in città. Voglio rivedere la mia casa per un’ultima volta e poi ho un altro breve compito da svolgere. Accompagnami.’
‘Volentieri. Tu, non hai più bisogno di loro, ma loro avranno sempre bisogno di te... Del tuo ricordo.’  Chiudo gli occhi e sento la mia mente più leggera. Riapro gli occhi sul mondo e vedo volare di fianco a me il piccolo pettirosso che sorride, quasi orgoglioso. All’improvviso, vedo dall’alto una sagoma familiare. Il mio caro cottage. Voglio tornare, vorrei nuovamente riessere io, ma non posso. Faccio segno al mio amico pennuto che quella è la mia casa.
‘Andiamo. Vedi, è bastato poco per arrivarci…’
Mi affaccio alla finestra accesa. Il salotto è addolcito dalla luce di candele agghindate per le feste, l’albero proietta la sua ritmata luce nella stanza e il camino acceso riscalda il cuore di quei visi spaventati. Sì, li vedo non sanno ancora niente, ma sono preoccupati per la mia prolungata assenza.
Come faccio a dire loro che sono morta, ma che sono ancora qui?
I loro volti lividi di ansia e angoscia. E io che avevo pensato non mi amassero abbastanza!
L’unica cosa che decido di lasciare davanti alla porta è quel piccolo pupazzetto a forma di angioletto, che entrambi mi avevano regalato quando ero piccola.
L’unico modo per farmi credere che la cara nonna, a quell’epoca da poco scomparsa, sarebbe stata sempre vicino a me. Ora avrei potuto rivedere chi era già scomparso dalla vita terrena, e adesso sono loro ad aver bisogno di quel piccolo gesto per tollerare la mia assenza. Io, che ora sono davvero un angelo, sarei stata vicina alla mia famiglia per sempre con la speranza di poterla riabbracciare un giorno.
Tiro fuori dalla tasca quel caro ricordo d’infanzia, che mi ha accompagnato fino alla morte.
‘Tieni, ti affido questo. Lascialo sul davanzale della finestra.’
Il piccolo pettirosso prende nel becco con delicatezza quel docile ciondolo bianco e inizia a svolazzare, sbattendo con forza le sue ali contro il vetro, in modo da attirare la loro attenzione.
Io me ne sto lì incantata a guardare senza poter fare niente, mentre vorrei correre da loro.
La mamma apre la finestra e il mio piccolo nuovo amico fa cadere il portafortuna all’interno della stanza, poi se ne vola via. Poi, papà sorpreso, lo raccoglie sorridendo, mentre entrambi si osservano quasi sollevati, stringendosi al cuore fra le lacrime quel minuscolo segno della mia presenza.
Ma non è tutto oro ciò che luccica, e presto si renderanno conto che non esisto più e dovranno accontentarsi soltanto del mio breve ricordo. Domani e ogni anno per Natale, sarà ancora più dura ricordare le festività e la mia nascita che ricorre tristemente.
Fra poco la polizia avrebbe trovato il mio corpo abbandonato e senza vita sulla strada che porta al bosco. Invisibili lacrime mi solcano il volto. Non le sento più arrivare in gola ed affacciarsi agli occhi, ma è ciò a cui mi devo abituare nel mio nuovo stato di ectoplasma.
Mi allontano senza voltarmi indietro, mentre il pettirosso mi affianca in comprensivo silenzio.
Poi mi decido a fare l’ultimo e doloroso passo, prima di passare del tutto a miglior vita.
‘Seguimi fino a quella tavola calda in fondo alla strada. Lì c’è un’altra persona che voglio vedere per l’ultima volta.’
L’animale mi guarda con aria incoraggiante e sferza il nevischio con la sua piccola figura.
Io affretto il passo per ritrovarmi senza fiato davanti alla vetrata del locale illuminato a festa. Rivedo il suo caro profilo incorniciato da una ghirlanda di finto abete ornata di rosso. Lui, il mio Giacomo. I suoi indimenticabili occhi verdi e ridenti, mentre serve un caffè ad un cliente al suo bancone. I suoi morbidi capelli color miele che incorniciano la sua dolce faccia.
Quanto vorrei correre lì ad abbracciarlo e baciarlo per un’ultima indimenticabile volta.
Ma lui non lo sa ancora che non ci potremo mai più amare.
Per questo devo scrivergli un biglietto d’addio.
Voglio che quando saprà la verità lo conservi per sempre.
‘Da come guardi quel ragazzo, deve esser stato molto speciale per te .’
 ‘Sì, è il mio fidanzato. Ci conosciamo fin dall’infanzia. E’….molto dura sapere che non potrò più averlo al mio fianco.’
‘Lascia qualcosa che gli ricordi il vostro amore. Tu resterai per sempre in un angolo del suo cuore.’
Ci penso su e poi cerco nella cara borsa, che mi è rimasta a tracolla dal momento dell’incidente.
Sì, trovo il mio previdente taccuino e una biro blu. Ripenso ai nostri momenti insieme, alle nostre letterine d’amore per San Valentino, ad ogni piccolo gesto che ci ha fatto diventare grandi e maturi l’uno al fianco dell’altra. Sono sicura che lo amerò per sempre, ma lui un giorno troverà un’altra e mi sostituirà, come è giusto che sia. Improvvisamente scrivo di getto e mi innamoro di quei versi, che non riesco a credere vengano proprio dal mio cuore.
Con un dolce e armonioso corsivo gli regalo quella frase:
‘Mi senti? Sono qui fra la neve,
per dirti che non me ne andrò mai,
ma sono soltanto sparita
nel bianco bacio di un angelo.
L’inverno sarà il nostro segreto.
La tua Lara.’

Ripiego il biglietto e lo affido al becco del mio piccolo messaggero dal rosso petto.
Non credo ai miei occhi, quando un cliente apre la porta del negozio per uscire ed il mio coraggioso amico sfiora la sua testa per farsi spazio ed entrare nella tavola calda.
Come una saetta evita gli sguardi stupiti della gente e lascia con curiosa fretta il mio messaggio dietro al bancone sotto agli occhi meravigliati di Giacomo.
Poi scappa via, più veloce della luce, dal piccolo spiraglio di una finestra aperta.
Il mio ragazzo afferra quel dolce ricordo di carta e con aria attenta legge quelle brevi righe parecchie volte. Alla fine una breve lacrima sgorga dai suoi occhi per l’emozione, forse anche per il desiderio di vedermi subito e ringraziarmi di quel poetico pensiero, poi gira le spalle al bancone.
Lui non sa ancora niente, ma un giorno capirà il senso di quelle parole. Sono sicura che quando vedrà anche un semplice passerotto volare penserà a me e al nostro amore. Saprà che il Natale ci ha diviso per sempre, ma che la neve conserverà per sempre il nostro amore. Il misterioso e bianco bacio di un angelo che lo amerà oltre la vita.
E mentre me ne vado sorridendo fra le lacrime, penso, ‘Non me ne sono mai andata, prima o poi, mi sentirai, sono qui fra la neve, perché l’inverno sarà il nostro segreto.’
Poi catturo un fiocco caduto dal cielo e scompaio fra il nevischio. Forse domani, anche se non sono più viva, in qualche modo i miei diciassette anni mi troveranno.
Buon compleanno,vita!

Francesca Ghiribelli.




Nessun commento:

Posta un commento